IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - Se andassimo a calcolare quanti milioni la Roma ha incassato grazie ai gol Diego Perotti, ci accorgeremo di quanto l’esterno sia stato decisivo per le casse del presidente Pallotta. Ovviamente l’argentino è stato solo il finalizzatore di uno scrupoloso lavoro di squadra, ma di certo senza la sua rete contro il Genoa del 28 maggio del 2017, la Roma non sarebbe entrata di diritto in Champions. E a proposito d’Europa, lo scorso anno di questi tempi El Monito era il giocatore più in palla nella rosa di Di Francesco: quasi sempre titolare in Champions League (ha saltato tre partite per infortunio e con il Liverpool è subentrato al 67’ segnando il 5 a 2); nei gironi ha trascinato la squadra sia con un gol al Chelsea nel 3 a 0 all’Olimpico che nell’1 a 0 in trasferta con il Qarabag; e in campionato, fino a fine ottobre, era sempre la prima scelta di Di Francesco. Poi l’infortunio al polpaccio e la distorsione alla caviglia hanno frenato la sua ascesa.
IL RISCATTO - Rimasto a Trigoria solo perché Spalletti ha scelto di andare via, Perotti è apparso per un periodo l’uomo ideale per la fascia sinistra di Eusebio. Oggi, però, i musini di cui parlava Lucio sono tornati sul suo volto: dalla mancata convocazione al Mondiale, all’infortunio alla caviglia, passando per l’estate trascorsa con la valigia in attesa che Monchi riuscisse a venderlo. Si è sentito un indesiderato per via dello stipendio troppo alto (ha firmato il rinnovo a dicembre 2017). Il guaio alla caviglia, che lo ha lasciato fermo per le prime tre di campionato, è ormai alle spalle, oggi (o domani) tornerà ad allenarsi con i compagni provando a vincere la concorrenza sulla fascia sinistra contro El Shaarawy e Kluivert. Perotti corre per ritrovare una maglia da titolare, magari a Madrid davanti agli occhi del presidente Pallotta, dato per presente al Bernabeu. La stagione del riscatto è appena cominciata.