IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - Eusebio Di Francesco è sotto stretta osservazione della proprietà americana: il presidente Pallotta, infuriato per la prestazione dei calciatori, non può assolutamente rischiare di perdere il treno per la prossima Champions. Così, se i risultati dovessero seguire il trend delle ultime 3 partite, sarebbe costretto a intervenire in prima persona, prendendo di petto la questione allenatore. Proprio il tecnico sapeva che una vittoria contro il Chievo avrebbe ridato carica a un pubblico tradito dal mercato estivo e dai risultati di inizio stagione. Ecco perché si è aggrappato alle poche certezze rimaste dopo la ristrutturazione di Monchi: Florenzi terzino (visibilmente nervoso a fine gara), Under esterno e Dzeko centravanti. Di Francesco, però, ha pagato i suoi cambi (Karsdorp per Florenzi e De Rossi per Pellegrini) e gli errori della difesa: «Sono arrabbiato perché quest'anno non difendiamo come una squadra. Bisogna leggere meglio le situazioni, prendiamo gol con troppa facilità. La nostra identità è stata a tratti discontinua. Mi aspettavo un approccio differente. Ma è una questione solo mentale, quando i risultati non arrivano si prendono gol ingenui ed è una cosa che va analizzata».
QUESTIONE FISICA - Vietato criticare la preparazione atletica pianificata da Di Francesco e il suo staff (a giugno sono stai licenziati Norman e Lippie, i due preparatori voluti da Pallotta): «Voi (rivolto ai giornalisti ndc) analizzate le partite a occhio, ma noi abbiamo dati veri e se volete li leggiamo insieme perché non bisogna trovare quello che non esiste». Mercoledì la Roma affronterà il Real Madrid per la prima di Champions: «Era fondamentale vincere per competere in campionato e per andare al Bernabeu con entusiasmo. Sarà una partita che andrà affrontata con foga e rabbia. Per livello tecnico potremmo anche restare a casa, ma per determinazione dobbiamo dare qualcosa in più».