LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Sette punti dalla Juve, quattro dal Napoli, e uno sull’Inter. Le storie hanno sempre doppia faccia, e se abbiamo capito che la Roma oggi se la passa discretamente male, può consolare Di Francesco e soci il fatto che ci sia chi se la passa pure peggio. Se non fosse per quel punticino di differenza le due anti Juve dell’estate potrebbero perfino andare a braccetto, e i due allenatori - Di Francesco e Spalletti - sostenersi addirittura a vicenda. Dopo che il Chievo - ultimo in classifica e addirittura sotto zero per quel - 3 inflittogli per i sotterfugi di mercato - l’ha rimontata e costretta al pareggio (2-2) con i gol di Birsa che ha bruciato il povero Olsen, indegno successore di Alisson, e Stepinski che addirittura si è preso gioco dell’intera difesa, Di Francesco ha dovuto arrendersi alla constatazione di tanta pochezza. E cercato almeno di dimostrare che lui stesso e la Roma sono in grado di reagire caratterialmente, soprattutto ora che siamo alla vigilia della partenza per Madrid e la Champions incombe terrifica. Visto che Ramos, Benzema e Bale possono essere ben più spietati di Birsa e Stepinski.
Il male oscuro della Roma aspettando Bale e Benzema
17/09/2018 alle 13:41.
«Questa partita era fondamentale per competere in campionato, ma anche per andare al Bernabeu con entusiasmo. Sono il primo a essere incazzato veramente » ha detto l’allenatore della Roma che stavolta non ha preso a cazzotti la panchina, ma il cui livello di stress resta altissimo. Purtroppo per lui, non bisogna nasconderlo, molti già ne chiedono la testa. I tifosi che lo scorso anno lo esaltavano per la sua mitezza vincente che lo ha portato addirittura a sfiorare la finale di Champions, adesso farebbero volentieri a cambio con Antonio Conte, corvo svolazzante sul campionato italiano. O al limite pure un Capello " che quello sì agitava pugni e tuonava negli spogliatoi se mai avesse visto una Roma così", dicono.
« Abbiamo la fortuna di poter giocare subito una gara importante, ma servono foga, rabbia e determinazione. Per livello tecnico potremmo anche restare a casa, di determinazione ne serve parecchia » dice Di Francesco che cerca di minimizzare il malessere giallorosso ma è certamente preoccupato. E soprattutto impotente dopo aver più volte ribaltato la squadra tra nomi e i moduli più svariati. Dopo il brutto ko di Milano e una fuga disperata quanto inutile nel 3- 5- 2, la pausa della nazionale sembrava venire a puntino per ricucire una Roma slabbrata dal mercato del guru dei ds Monchi addirittura in odore di Barcellona e i tentativi al buio di DiFra di cavarne una squadra all’altezza dello scorso anno. Dopo i gol in azione brillante di El Shaarawy e persino del nuovo Cristante imbeccato da un agilissimo Dzeko, la luce si è spenta e la Roma si è consegnata al Chievo. Purtroppo per Di Francesco le sostituzioni ( dentro De Rossi), un altro cambio di modulo (da 4-3-3 a 4-2-3-1) e un tentativo di provare e sollecitare presumibilmente la squadra che avrebbe voluto schierare a Madrid, hanno provocato un nuovo tracollo. La Roma si è avvitata su se stessa, il Chievo ha pareggiato e rischiato persino di vincere se l’incerto Olsen almeno all’ultimo istante non avesse tolto di porta la palla della vittoria del Chievo. Quattro partite, 5 miseri punti, 7 gol presi e una difesa colabrodo. Nuvole tempestose s’addensano sul povero DiFra.