Come nei romanzi di avventura di una volta, quando le cose vanno male è il capitano che sale sul ponte e prova metterci la faccia davanti alla ciurma. Così come a Madrid, il compito spetta a Daniele De Rossi che - nonostante la sconfitta di Bologna - difende Eusebio Di Francesco dalla tempesta. «Se è lo stesso allenatore che ci ha portato in semifinale di Champions, non vedo perché dovrebbe essere preso come colpevole solo lui. Per battere il Bologna e il Chievo, con tutto il rispetto, non c’è bisogno di Guardiola in panchina. Prendiamoci le nostre responsabilità. Sicuramente lui dovrà rivalutare tutto quanto, vedere dove stiamo sbagliando, se starà sbagliando pure lui - perché quando le cose vanno così male non si salva nessuno - però non mi sembra questo il momento di dover prendere e dare la colpa all’allenatore. L’esperienza mi dice che di momenti così così ne abbiamo passati e ne siamo sempre usciti fuori. C’è tanto tempo e c’è l’obbligo morale di fare molto meglio. Stavolta abbiamo fatto una partita che non pensavamo di fare, eravamo carichi. Il primo gol ci ha tagliato le gambe, ma la stagione è ancora tutta nelle nostre mani, anche se non c’è da stare sereni perché qualcosa non funziona». [..] Da buon capitano, De Rossi non punta l’indice verso nessuno. «Non mi sembra dei vedere dei fulmini di guerra da nessuno nella squadra, me per primo. Quando una squadra fa 5 punti in 5 partire diventa riduttivo parlare di alcuni giocatori». Le buone maniere però restano, perché i giallorossi - nonostante la feroce contestazione nei loro confronti - sono andati a salutare i 2.500 tifosi giallorossi. «Ringraziamo il loro sforzo di venire in trasferta - conclude -. Poi qualche insulto è normale che ce lo prendiamo, è sempre stato così. Comunque puntualmente ne siamo sempre usciti fuori, anche se questo gruppo dal punto di vista umano sta soffrendo tantissimo. Da mercoledì, però, dobbiamo già dimostrare di invertire la rotta». Frosinone e Lazio sono avvisate.
(gasport)