(...) Di sicuro il carattere gli è servito anche stavolta per superare un paio di ostacoli tutto sommato tipici nella carriera di un calciatore: il desiderio del club di cederlo per fare cassa e risparmiare sull'ingaggio e un fastidioso infortunio alla caviglia, con interessamento ai legamenti, che lo farà tornare disponibile per la convocazione solo alla ripresa del campionato, cioè contro il Chievo. Sul primo fronte Perotti è sempre stato molto chiaro: «Da Roma non voglio andare via». E se si eccettuano gli aspetti economici, dal punto di vista tecnico la società non può che avvantaggiarsi da questo suo fermo proposito, anche perché ciò che ha proposto la catena sinistra Kolarov-Perotti rappresenta uno dei momenti migliori del calcio di Di Francesco. L’infortunio, invece, è altra cosa. Superato, raccontano a Trigoria, con l’argentino che – visto il sovraffollamento sulle fasce (Under, El Shaarawy e Kluivert) – è potuto guarire con calma. E al rientro, ne siamo sicuri, la concorrenza con lui non sarà facile per nessuno. A 30 anni da poco compiuti, dal punto di vista ideale ciò che gli manca come calciatore gli è chiaro: «Segno pochi gol – ha detto spesso –. Devo migliorare da quel punto di vista». (...). Per Perotti non è stato semplice superare la delusione della mancata convocazione al Mondiale. «Sono momenti che passano nella vita e forse non tornano più – ha spiegato –, ma il calcio è così. In Argentina ci sono tanti giocatori e non è facile». L’impressione è che toccherà alla Roma restituirgli quel sorriso che l’estate – per un motivo o per l’altro – ha un po’ appannato. (...).
(gasport)