LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Immaginare quale desiderio avrà espresso non è poi così complicato, visto il momento della sua Roma. Eusebio Di Francesco ha soffiato ieri su 49 candeline nella tranquillità familiare, lontani gli echi di polemiche e discussioni, almeno fino a domani, quando la squadra riprenderà a lavorare per preparare la gara di domenica contro il Chievo. Fresco di un delicato intervento agli occhi – reduce già dalle operazioni all'anca, della scorsa estate, e alla mano, fratturata durante la sfida con l’Atalanta – il tecnico giallorosso non è intenzionato a mollare, aggrappato a una panchina che sente quanto mai sua, convinto che ci siano tutti i margini per risollevare una stagione appena iniziata.
Ripartendo dalle sue convinzioni tattiche ( il 4- 3- 3), disposto a fare anche dei sacrifici illustri pur di ritrovare la via smarrita. D’altra parte è Monchi – che sta passando dei giorni di relax in Spagna – a indicare gli obiettivi che la Roma, insieme al suo allenatore, deve perseguire. «La più grande ambizione è quella di costruire un modello economico che sia sostenibile e stabile – spiega il dirigente a Sport Illustrated – mentre a livello sportivo ci prefiggiamo di portare il club più vicino possibile al massimo livello. Sono questi i miei obiettivi» . Non parla di vittorie, non illude neanche lui i tifosi, anche lui sulla strada seguita poi da Totti («Lottiamo per il secondo posto e per superare il girone Champions»), il ds, che ammette: «Qui posso lavorare in autonomia, la Roma mi permette di essere me stesso, mantenendo indipendenza e responsabilità, avendo la possibilità di continuare il mio lavoro».