IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - C’è un numero ricorrente nella carriera calcistica di Alessandro Florenzi che non lo ha mai lasciato solo, anche nei momenti più bui. Sono quelle cose che a pensarci possono mettere anche i brividi, ma che a lungo andare entrano nella storia personale di ognuno di noi. Alessandro e il numero 16 hanno un profondo legame: tutto è cominciato il 16 settembre del 2012, l’anno del ritorno nella Capitale, in panchina c’era Zeman, la Roma giocava contro il Bologna all’Olimpico e Florenzi segnava la sua prima rete in casa davanti a 45 mila spettatori. L’anno dopo ad allenare i giallorossi era Garcia che ha raccolto i cocci della finale persa in Coppa Italia contro la Lazio, e alla terza giornata (16 settembre 2013) l’esterno ha trovato il gol contro il Parma. Facciamo un salto in avanti di due anni: a guidare la squadra (ancora per poco) era sempre il tecnico francese e la Roma partecipava alla Champions League. In quella stagione nel girone era capitato il Barcellona e Alessandro, all’esordio in casa con i blaugrana (16 settembre 2015), ha realizzato un gol da centrocampo che in pochi istanti ha fatto il giro del mondo. Poteva sembrare il campionato della riscossa, ma così non è andata: Garcia è stato esonerato a metà campionato e al suo posto è arrivato Spalletti che ha guidato i giallorossi nella stagione 2016/17.
LA RINASCITA - Un anno maledetto per Florenzi che si è rotto il legamento crociato due volte ed è stato fermo quasi un anno, fino al 16 settembre 2017 giorno di Roma-Verona e del suo rientro in campo. Domenica prossima (16 settembre), la Roma giocherà una partita determinante contro il Chievo, ma Florenzi probabilmente resterà in panchina per la distorsione al ginocchio: «I risultati non ci hanno dato quello che volevamo, dobbiamo fare una bella vittoria e poi mettere tutti noi stessi nella sfida con il Real», ha detto nell’intervista per il Match Program.