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LA REPUBBLICA (M. E. VINCENZI) - Nuovo faccia a faccia con i pm per Luca Parnasi, costruttore arrestato il 13 giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma. Un incontro chiesto dalla difesa di Parnasi che, dopo la bocciatura di due giorni fa della Cassazione sul ricorso contro l’ordinanza di custodia cautelare, prova a parlare di nuovo per cercare di uscire di prigione. Lo aveva già fatto a fine giugno, ma la sue ammissioni parziali (in un interrogatorio fiume da 11 ore a Rebibbia), che avevano convinto i pm a dare parere favorevole ai domiciliari, non avevano soddisfatto il gip Maria Paola Tomaselli. Che aveva rigettato la richiesta sostenendo che Parnasi non aveva collaborato a sufficienza. Ed è stato proprio dal no del magistrato che è partito l’interrogatorio di ieri, durato 4 ore, davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Barbara Zuin. I magistrati hanno chiesto una serie di chiarimenti sui rilievi mossi dal giudice. Precisazioni, maggiori dettagli, chiarimenti. Innanzitutto sul suo rapporto con l’ex presidente Acea, Luca Lanzalone, vicino ai Cinque Stelle e finito ai domiciliari. Nell’ordinanza di rigetto il giudice chiariva come nella sua prima audizione l’imprenditore non avesse riferito «nulla di significativo in ordine alla genesi e allo sviluppo del suo rapporto con l’avvocato genovese » e in particolare sugli incarichi e sulle consulenze promesse «tramite la sua rete di relazioni».