IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - C’è un esposto in Procura e alla Corte dei Conti, a firma dei grillini Emanuele Dessì (oggi senatore) ed Enrico Stefàno nella loro qualità di consiglieri della Città Metropolitana (l’ex Provincia di Roma) e che, intrecciandosi con l’inchiesta Rinascimento sullo Stadio della Roma, investe la storia dell’acquisto da parte di Palazzo Valentini, all’epoca guidato da Nicola Zingaretti, di una delle due torri poste di fronte il centro commerciale Euroma2, all’Eur, e costruite da Parnasi.
Le polemiche politiche su quella decisione erano state forti sin dall’inizio: l’accusa verso Zingaretti era quella di aver, almeno, mal speso i soldi della Provincia. Oppure, più malignamente, di aver voluto fare un favore a Parnasi, all’epoca con debiti sempre più grossi con le banche. Su quelle polemiche politiche, poi, si innesta anche questo esposto a firma Stefàno e Dessì, del novembre 2015. La vicenda delle due Torri di Euroma2 nasce in tempi molto antecedenti lo Stadio della Roma e non ha connessioni con esso se non il costruttore, Parnasi. Sandro, per essere precisi, il padre di Luca e la società non era Eurnova ma Europarco. Sintetizzando i vari passaggi temporali, nel 2005, presidente Enrico Gasbarra, la Provincia decide di accorpare tutti i suoi uffici sparsi in giro per Roma in un’unica sede. E si mette in caccia del luogo. Due anni dopo viene scelto il progetto, ancora in itinere, di una delle due Torri che sarebbero sorte di fronte il centro commerciale Euroma2. Due opzioni: affitto, a 18 milioni e mezzo annui, o acquisto a 263 milioni di euro. Il contratto viene firmato a metà gennaio 2008 e, da parte sua, la Europarco si impegnava a consegnare la Torre finita entro 30 mesi.
Arriviamo nel 2009: Zingaretti è succeduto a Gasbarra e viene deciso di optare per l’acquisto del palazzo, invece che per l’affitto, sempre a 263 milioni di euro. Viene stipulato il contratto a ottobre 2010 con la Europarco e con la Bnl Paribas Real Estate come società di gestione del risparmio. L’anno successivo, la Provincia decide di vendere una serie di suoi beni, soprattutto palazzi. Viene fatta la gara per scegliere la società di gestione del risparmio e vince la stessa Bnl Paribas Real Estate che costituisce un «fondo immobiliare» nel quale confluiscono tutti i palazzi di proprietà della Provincia. Insomma, se affare era, sostengono Dessì e Stefàno, non lo era di certo per la Provincia.