IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Nel giorno di Pastore, Monchi gli ruba la scena. Inevitabile se a fine giugno la Roma ha già acquistato 9 calciatori e ha ceduto Nainggolan, l'elemento insieme a Dzeko e Alisson più forte della rosa. L'argentino è visibilmente felice, prova a ritagliarsi il suo spazio nella conferenza stampa, spiegando come la scelta sia stata dettata dalla volontà «di tornare in Italia. E volevo una grande squadra come la Roma. Sono molto felice della mia carriera, ho vinto 19 titoli a Parigi, ma sono andato via per tornare a sentirmi importante. Il ruolo in campo? A Parigi ho fatto il trequartista, la mezzala o l'attaccante sinistro, dipendeva dal compagno che mi giocava vicino. Ora lo deciderà l'allenatore. Vorrebbe collocarmi mezzala, vedremo. Voglio tornare el Flaco di Palermo. Vengo qui per provare a vincere». Lo stesso obiettivo con il quale si presentò Monchi nel maggio 2017: «Non abbiamo un cartello con scritto si vende, ma uno con scritto si vince», il suo proclama. Proprio il suo modus operandi sul mercato, è motivo di discussione in città. Al netto della semifinale di Champions raggiunta, il timore che rivoluzionando troppo la squadra la Roma non vinca nulla nemmeno nella prossima stagione aleggia tra i tifosi e i media. La replica del ds è gonfia d'orgoglio: «Come rispondo? Con la mia storia. Ho fatto sempre questo tipo di lavoro, se guardate al mio percorso sono sempre entrati e usciti tanti giocatori e qualcosa ho vinto». Una risposta in linea con il personaggio Monchi. Uomo gentile e disponibile ma geloso e orgoglioso (giustamente) del proprio lavoro.
ONE MAN SHOW - Parole che si discostano da quanto pensava invece di aver capito il presidente Pallotta, nel giugno 2017: «La Juventus? Sono come i Boston Celtics o i Golden State Warriors. Giocatori che si conoscono bene perché sono da tanto tempo insieme. Ogni anno inseriscono 1 o 2 giocatori su una grande base. È quello che dovremo fare noi, senza più fare tante compravendite». A distanza di un anno, la Roma prosegue invece nelle sue cicliche rivoluzioni. Anche se Monchi puntualizza: «Io non faccio rivoluzioni ma quello che serve alla società. Ora dopo Bianda ci fermiamo un attimo. Nessuno in Italia, non so in Europa, ha comprato tanto, cedendo soltanto Nainggolan, Skorupski e Tumminello». Non ha tutti i torti. Il ds, però, è il primo a sapere che le cessioni arriveranno. E alcune rischiano di essere dolorose. Il riferimento è Alisson, vicino al Real Madrid: «Non sono arrivate proposte ad oggi, lo aspetto qui a fine Mondiale, poi vedremo. Non esistono comunque incedibili in nessun club». Quanto accaduto con Ruediger lo scorso anno, gli è servito. Stavolta preferisce raccontare una piccola bugia. Perché l'offerta al telefono non sarà arrivata ma gli è comunque pervenuta (60 milioni, compresi i premi) attraverso gli intermediari che si stanno occupando della trattativa. Poi che non sia ancora quella giusta, è un'altra storia. Accordo da trovare anche per Florenzi («È un rinnovo complicato, non abbiamo ancora l'intesa ma l'idea è di farlo»), blindati invece Manolas e Pellegrini: «Kostas l'ho sentito tante volte, so che vuole restare. Ho letto che il Chelsea vorrebbe pagare la clausola, non so neanche se hanno l'allenatore... Per noi lui e Pellegrini restano al 100%». Passerella finale dedicata a Nainggolan: «Abbiamo fatto una scelta accettando un'offerta. Capisco che qualcuno non l'abbia capita ma io ci metto la faccia». Il belga (presentato dall'Inter con un video in cui viene raffigurato come un Ninja), ringrazia la Roma che lo saluta. Ma poi replica: «Ora mi sento nuovamente importante, cosa che a Roma non accadeva più».