L’ammissione di Parnasi, di fatto, ha aperto il dibattito nei partiti su come uscire politicamente puliti dall’ennesimo scandalo. L’ansia è trasversale, tra gli esponenti tracciati nelle carte c’è infatti un po’ di tutto. Dal governo alla Regione con i casi di Civita (Pd) e Palozzi (FI) più la grillina Roberta Lombardi (non indagata) transitata sulle carte per un tentativo fallito di «aggancio» da parte di Parnasi, fino al Campidoglio. Dal Pd alla Lega, da FI al M5S - coinvolto con il capogruppo in Comune Paolo Ferrara (indagato) - sul quale rischia di pesare come un macigno la scelta di Luca Lanzalone, ex presidente di Acea - «per premio», spiegò Di Maio - e avvocato problem-solver introdotto in Campidoglio da Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia nonché ex tutor di Raggi, per sistemare la faccenda stadio della Roma. (...) «Adesso vedremo. Alla luce delle notizie che stanno uscendo è fondamentale verificare per bene ogni cosa. Se tutto è rispettato immagino si andrà avanti», ha detto ieri Raggi confermando il clima di incertezza su Tor di Valle. Gli uffici lavorano alla revisione del dossier (la sindaca ha scritto ai vari assessorati per accelerare le operazioni), tra i consiglieri c’è chi chiede di ripensare all'intero progetto. Lo stop sarà lungo. Il rischio è di dover ripartire daccapo anche al netto della correttezza formale degli atti.
(corsera)