IL MESSAGGERO (E. BERNARDINI - S. RIGGIO) - Mediapro ha davvero le ore contate. Domani a mezzanotte l'agenzia spagnola sarà il passato, dopo che il 5 febbraio si era aggiudicata i diritti televisivi della serie A del triennio 2018-2021 -con il ruolo di intermediario indipendente- con un'offerta da 1.050 milioni di euro. Non avendo per tre occasioni presentato la fideiussione, che vale come garanzia, di 1.2 miliardi di euro (iva compresa), i catalani sono stati dichiarati inadempienti dall'assemblea della Lega serie A del 28 maggio all'unanimità: 17 voti su 17. Con una settimana di tempo, garantiti dall'accordo e dalla legge, per finalmente presentare ai presidenti dei club della massima serie la garanzia di cui sopra. Senza fideiussione diventerà efficace (e ufficiale) la risoluzione del contratto. A quel punto al quarto piano di via Rosellini si aprirà immediatamente un percorso di trattative private con tutti i broadcaster interessati. Concetto, tra l'altro ribadito dallo stesso Gaetano Micciché, numero uno della Lega. Con il rischio (anzi, ormai è una certezza) della causa legale (art. 700 cpc) da parte di Mediapro (che il 26 marzo aveva versato, quella sì, i 64 milioni di euro di caparra iva compresa), la Lega ascolterà eventuali proposte. In mano, come aveva fatto sapere in assemblea l'ex commissario Giovanni Malagò, i presidenti hanno un'offerta complessiva di circa 970 milioni da parte di Sky e Perform. Tecnicamente, e paradossalmente, Mediapro potrebbe rientrare in gioco nelle trattative private, ma al momento è da escludere un suo ingresso nel contenzioso economico.
CANALE E POLTRONE - Il clima, nonostante i tentativi del neo ad Brunelli, non è affatto sereno. Medipro ha dichiarato illegittima la decadenza del contratto e quasi sicuramente procederà per vie legali. Roures, fondatore della agenzia catalana, è andato su tutte le furie e non ha intenzione di mollare un centimetro. La Lega, dal canto suo, sa perfettamente che il canale rappresenta la strada da seguire 2 anni) per arrivarci con spirito di progettualità e diverse dal passato. Mediapro era pronta a farlo da subito, anzi era questo il suo progetto. Ma l'Assemblea di lunedì scorso ha preferito il presente (la spartizione delle poltrone) al futuro. Questione di coraggio e forse di organizzazione. Ma soprattutto di liquidità. Le squadre, soprattutto le medio piccole, hanno bisogno dei soldi da scontare in banca per fare mercato e iscriversi al prossimo campionato. E poi c'è la questione del direttore editoriale che spaventa più di un presidente: chi si prende la responsabilità di nominarlo? Un'arma a doppio taglio per le poltrone future.