È la sua sfida, il suo tarlo, il desiderio più grande: «Riportare l’Italia a vincere un Mondiale o l’Europeo». Roberto Mancini si è seduto sulla panchina dell’Italia con un imperativo: risalire la corrente dopo una stagione drammatica in cui siamo rimasti fuori da Russia 2018 e precipitati sino al ventesimo posto (mai così male) del ranking Fifa. (...) Ma in fondo al tunnel nero, qualcosa si scorge. Mancini ha un piano per riabilitarci. Il suo progetto da selezionatore è chiaro: lavorare sulla testa prima ancora che sulle gambe dei giocatori. Leggerezza e divertimento per togliersi in fretta il peso del fallimento e recuperare l’autostima. Soprattutto salire di livello attraverso l’esperienza che adesso manca. (...) Nel calcio moderno non c’è niente di improvvisato e il lavoro tattico è al centro del villaggio azzurro. Mancini ha voglia di vincere la scommessa. Tra un anno sarà impossibile essere come i francesi, ma all'Europeo itinerante del 2020, chissà. «Anche Deschamps è partito da molto lontano», spiega il neo c.t. Sognare aiuta a vivere meglio. (...) Il calendario aiuta Mancini. Domani sfidiamo l’Olanda, che ci precede di un posto nel ranking e come noi guarderà il Mondiale alla televisione. Da settembre la Nation League, con Polonia e Portogallo, sarà un’esperienza tosta. Le amichevoli con Ucraina e Stati Uniti, tra ottobre e novembre, non sono di prima fascia ma non vanno prese sottogamba. Nel 2019 solo partite ufficiali con l’adrenalina dei tre punti. Tutto è pronto. Non resta che andare incontro al futuro con incoscienza e un pizzico di follia. Sperando che il peggio sia alle spalle.
(corsera)