LA REPUBBLICA - Gli indizi di colpevolezza rimangono. E con loro le esigenze cautelari: il gip di Roma ha detto no alla richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa di Luca Lanzalone sulla quale la procura si era espressa negativamente.
Le cose non cambiano, dunque, per l’ex presidente di Acea, nonostante il lungo interorgatorio durante il quale lui ha affermato di non avere mai ricevuto in euro da Luca Parnasi. Parole che non hanno convinto il gip Maria Paola Tomaselli così come non la ha convinta la tesi difensiva dell’avvocato, volta a negare di poter essere considerato un pubblico ufficiale. Per il giudice, oltre che per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e per il pm Barbara Zuin, Lanzalone era de facto un pubblico ufficiale, essendo il referente del Comune per tutta la questione stadio della Roma. Non solo, in realtà: sia la sindaca Raggi sia il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti hanno spiegato agli inquirenti come Lanzalone godesse di grande potere a palazzo Senatorio anche su altre questioni. Ieri il tribunale del Riesame si è riservato di decidere sulla scarcerazione dei manager del gruppo Panasi Gianluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, tutti accusati di associazione a delinquere. Nei prossimi giorni i pm potrebbero sentire Parnasi e il presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Anche la procura della Corte dei Conti ha acceso il faro sullo stadio della Roma. Primo focus su Atac e i costi sostenuti per pagare i consulenti del concordato. Poi il caso Lanzalone: presto partirà la richiesta al Campidoglio, titolare della golden share di Acea, degli atti che hanno portato l’avvocato alla presidenza della multiutility. Il suo curriculum è stato comparato con altri? O la sindaca ha imposto la propria volontà senza procedere a una call a evidenza pubblica? Capitoli conclusivi sul danno d’immagine e da disservizio causati dai politici, dai dirigenti e dai funzionari sotto indagine.