IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - C'è un diffuso scetticismo, inutile nasconderlo, intorno al nome di Domenico Berardi, l’attaccante del Sassuolo che la Roma, da tempo, ha messo nel proprio mirino. Un po’ perché il calabrese non ha mai (ancora) fatto il salto di qualità atteso da anni, un po’ anche perché si teme che il processo di “sassuolizzazione” della Roma, cominciato nella passata estate con Defrel (e Pellegrini), non porti a una convincente, reale crescita della squadra. Opinioni valide, ma che meritano una riflessione più approfondita. Va detto, ad esempio, che non esiste al mondo un allenatore che conosce Berardi meglio di Eusebio Di Francesco. E se EDF ha invitato Monchi a portare l’esterno alla Roma, dobbiamo ritenere che sia assolutamente convinto che il suo acquisto possa dare concretamente qualcosa in più alla squadra. Altrimenti non lo avrebbe mai chiesto, forse anche (o soprattutto?) in virtù del flop multicause di Defrel (preso su segnalazione del tecnico, è vero, ma per fare il vice Dzeko e pure il vice Salah).
Se si ha fiducia in Di Francesco, e sarebbe assurdo non averla, va sottoscritta la sua voglia di Berardi. Indipendentemente dai se e dai ma, e pure dal più o meno recente passato del giocatore. Anche perché il tecnico sarebbe il primo (e forse l’unico) a pagare l’eventuale insuccesso dell’operazione. Che ha costi importanti, legati all’età di Berardi (che ha solo 7 mesi più del giovane Cristante), al suo potenziale tecnico e al suo status di azzurro. Ma se parlate di scommessa o di azzardo, fatelo con tutti tranne che con Di Francesco: per lui, che ha ormai capito dove mettere le mani e con chi farlo, Berardi rappresenta una certezza. Un tassello in più per la costruzione di una Roma ambiziosa, con doppi titolari di pari valore in ogni ruolo. Non sarebbe poco. Anzi.