IL MESSAGGERO (S. MENAFRA) - Davanti al giudice ammette di avere fatto «errori» e «cavolate», ma è certo di non avere commesso reati. L’ex assessore alla mobilità della Regione Lazio, Michele Civita, finito ai domiciliari per corruzione per avere favorito Luca Parnasi in cambio di un lavoro per il figlio, risponde alle domande del gip e parla di «ingenuità», respingendo l’accusa che quella cortesia fosse il prezzo per l’asservimento della funzione politica. Una difesa difficile, la sua, perché fronteggia intercettazioni pesanti in cui il dirigente dell’As Roma, Baldissoni, assicura che è proprio Civita a fare da facilitatore per far saltare i nodi principali del progetto Stadio, a partire dal ponte di Traiano. «Guardi, in estrema sintesi - dice al gip Maria Paola Tomaselli - io sull’incontro con il signor Parnasi sicuramente ho commesso un errore, un errore grave, ma non penso di aver commesso alcun reato... Lui mi ha parlato della sua famiglia, gli piace fare lezioni all’università... mio figlio si è laureato con 110 e lode in Economia con l’indirizzo finanziario; quindi ingenuamente, erroneamente ho fatto una grande cavolata e ho pensato che mi potesse aiutare, che potesse aiutare mio figlio». Dice di non avere chiesto esplicitamente un lavoro, ma un consiglio: «Lo poteva consigliare, anche per fare esperienze pratiche, umili, che poi potevano essere utili a lui per capire quale futuro scegliere, quale attività, su quale questione». Sulla corruzione si sbilancia: «Parnasi mi conosce, non mi ha fatto mai proposte indecenti, perché sa benissimo che qualsiasi proposta avrebbe determinato una rottura dei rapporti tra noi», anche se il gip Maria Paola Tomaselli gli risponde che questa difesa le sembra «politica». E ancora: «Ho fatto un errore, ho commesso una leggerezza».
LE INTERCETTAZIONI - Sul ruolo della Regione, l’assessore alla Mobilità prova a difendere le scelte fatte nel corso della trattativa. A partire dall’eliminazione dagli interventi pubblici del Ponte di Traiano. Nell’ordinanza di custodia cautelare, a ridosso della conferenza dei servizi, sono citate diverse intercettazioni in cui lo stesso Civita assicura che, a proposito della richiesta di realizzare il ponte - ipotesi che il gruppo Eurnova puntava ad eliminare - non è la Regione a chiedere l’intervento: «Baldissoni dopo aver parlato con Civita riferisce che - si legge in un brogliaccio sintetizzzato dal Nucleo investigativo dei Carabinieri, riferito alla riunione del 4 dicembre 2017 - in merito al ponte la Regione dirà che secondo loro è necessario ma, non chiedendolo nessun altro, proporranno di inserirlo in variante». È la stessa intercettazione in cui, sempre Baldissoni spiega che lo stesso Civita gli avrebbe annunciato che la riunione del 5 sarebbe stata: «Un grande giorno per la Roma». Civita contesta l’impianto accusatorio, «noi come Regione eravamo preoccupati sia dell’impatto che avevano le infrastrutture, la viabilità privata che il trasporto pubblico», dice. Civita dice «Noi su questo abbiamo tenuto una posizione coerente dall’inizio alla fine e lo sta a testimoniare la chiusura della conferenza dei servizi con le numerose prescrizioni e osservazioni, raccomandazioni... Tecnicamente si dice così, raccomandazioni, che noi abbiamo fatto. Fatto sta che noi il ponte, lo abbiamo detto dall’inizio e lo abbiamo mantenuto fino alla fine, non lo abbiamo potuto mettere come prescrizione, il ponte, lo abbiamo... Perché il ponte è competenza del Ministero e degli enti proprietari delle strade, cioè città metropolitana e Comune di Roma, via Ostiense e via del Mare e il Ministero là... Ma noi il ponte lo abbiamo messo...».