IL MESSAGGERO (E. BERNARDINI / S. RIGGIO) - Cinque giorni di accordi, promesse e telefonate fiume. Tutto per arrivare ad un patto d’acciaio: l’accordo sulle nomine in cambio del voto unanime per la risoluzione del contratto con Mediapro. Numeri alla mano sembra proprio questa la via scelta dai 20 presidenti di A, ieri, per la prima volta molto meno belligeranti. C’è anche un dato in più a sostegno di questa teoria: Il commissario Giovanni Malagò aveva chiesto ai 20 presidenti l’inversione dell’ordine del giorno, passando subito al punto del diritti tv e tenendo per ultimo quella della governance. Ma Lotito si è opposto: la votazione ha dato ragione al numero uno biancoceleste, 11 voti a favore per il mantenimento dell’odg e 9 contro. Alla fine governance fu. Finalmente verrebbe da dire. Nell’assemblea di ieri Beppe Marotta e Claudio Lotito sono stati eletti come consiglieri federali. L’ad della Juventus ha avuto 14 preferenze, 13 per il presidente della Lazio. Con loro, ora che è finito il commissariamento, in Figc ci andrà anche il presidente Gaetano Micciché. Finora numero uno della Lega ma senza poteri esecutivi. Eletti anche i quattro consiglieri di Lega: Alessandro Antonello con 16 voti (Inter), Antonio Percassi con 14 voti (Atalanta), Marco Fassone (Milan) e Stefano Campoccia (Udinese) con 11 voti. Sono rimasti fuori dai giochi sia la Roma sia la Sampdoria.
FINE DEL COMMISSARIAMENTO Completata la governance (eletto presidente del collegio sindacale Giovanni Barbara, professionista milanese e docente universitario), è terminato il commissariamento di Giovanni Malagò, dopo quasi quattro mesi (era iniziato il 2 febbraio). Notizia da lui stesso confermata nel tardo pomeriggio a conclusione dei lavori: «Pongo la parola fine alla mia esperienza da commissario. Paolo Nicoletti e Bernardo Corradi hanno fatto un lavoro straordinario. Il ringraziamento più grande va alle società e aMicciché, che ha avuto la pazienza di aspettare. Mi sento di dire che la missione è compiuta e sono felice di aver dato una mano al calcio. La serie A può iniziare a fare un nuovo lavoro con uno statuto e delle persone che potranno fare del loro meglio», il saluto del numero uno del Coni. «La situazione era molto complessa, ma tutto è stato fatto straordinariamente in fretta», la replica di Micciché.
LE TAPPE Il nuovo presidente della Lega serie A era stato eletto il 19 marzo, poi il 22 maggio si era trovato l’accordo per l’ad, ad interim, nella figura di Marco Brunelli. Sempre lo stesso giorno era stato eletto il consigliere indipendente, Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva italiana. «Malagò va ringraziato perché ha dato una bella impronta e ha fatto un grande lavoro. Ci ha dato in eredità un grande manager, Micciché», ha detto Massimo Ferrero, il patron della Sampdoria all’uscita dalla Lega serie A. Insomma, tutto sembra essersi risolto. La cosa è andata per le lunghe per molti mesi. Carlo Tavecchio, allora presidente della Figc, era diventato commissario della Lega il 21 aprile 2017, prendendo il posto del dimissionario Maurizio Beretta. Da commissario, Tavecchio ha dovuto dapprima affrontare la questione iniziale dei diritti tv (bando disertato il 10 giugno) e, nel mezzo della tempesta per la mancata qualificazione dell’Italia a Russia 2018, e della governance. Senza, però, riuscire a compiere la missione. Così a inizio febbraio è sceso in campo Malagò che nel giro di meno di quattro mesi ha dato in eredità a via Rosellini un nuovo statuto, un nuovo presidente e nuovi consiglieri. Trovando anche una soluzione per quanto riguarda i diritti televisivi.