Greco, favola azzurra che arriva dall'Africa

12/05/2018 alle 17:36.
jean-freddi-greco

IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - A mamma Nadia e papà Lorenzo sono serviti un bel po’ di anni, tra richieste, carte, moduli, incontri con assistenti sociali e lunghi viaggi oltre oceano, per arrivare al traguardo. Che oggi ha due nomi: Josè e Freddi. Due fratelli, nati in Madagascar, a Befelatanana e Andohatapenaka, sobborghi di Antananarivo. Dall’11 settembre 2004, Lorenzo e Nadia sono i loro genitori adottivi di José e Freddi. Uno ha preso la strada (già è ad alto livello) dell’atletica con le Fiamme Gialle, l’altro quella del pallone, da nove anni gioca nella Roma ed è diventato un punto fermo pure della Nazionale Under 17 del duo Nunziata-Corradi, che domani sarà impegnata nei quarti di finale con la Svezia (ore 15, diretta streaming sul canale youtube dell’Uefa) nell’Europeo di categoria, a Rotherham nel cuore dell’Inghilterra.

I due ragazzi sono italiani, romani per la precisione. Sono venuti via dal loro paese quando Freddi aveva 3 anni e Josè 5. Sono legatissimi, gemelli. «Mi piacerebbe tornare nel mio paese insieme con mio fratello. Per provare a ricordare un po’», racconta Freddi, che di cognome fa Greco. Jean Freddi Pascal Greco, che condivide la maglia azzurra insieme con altri romani amici, come Nicolò Armini, difensore Under 17 della Lazio, Alessio Riccardi e Francesco Semeraro, due Primavera della Roma, mentre Greco è nella squadra più giovane, guidata da Francesco Baldini. Freddi è un esterno sinistro, nasce terzino, ora fa l’ala e la mezz’ala, nella Roma ha fatto anche il centrale di centrocampo. Il percorso inverso di , nato mezz’ala e ala e retrocesso a terzino. «Io mi adatto,ma preferisco stare più avanti», racconta il piccolo Greco, che nella fase a gironi ha segnato contro la Svizzera e ha cambiato il verso della sfida decisiva con Israele entrando dalla panchina (era infortunato). «Di ho forse la duttilità tattica,ma io sono di piede sinistro, lui è destro». Greco non ha grandi modelli in testa, ma da quando segue il calcio si è appassionato alle giocate di Alaba, o per restare in Italia, di Alex Sandro. Attitudini tecnico-tattiche non paragoni strutturati, per carità:so’ragazzi.

BRUTTI RICORDI La Svezia è un nome che evoca brutti ricordi. Chissà, magari Greco nemmeno lo sa. «Certo che lo so: ha eliminato l’Italia dal Mondiale. Ma non siamo noi a dover inseguire vendette. Vogliamo portare avanti il nome che abbiamo sulla maglia». Nome Italia. E pensare che qualche tempo fa l’aveva chiamato il Madagascar.«Avevo accettato, ma mi dissero che non avevano la possibilità di farmi arrivare lì. Poi, arrivò l’Italia... E non cambio più idea». Ha la maglia numero 16, motivo? «È la prima che mi hanno dato. Rappresenta , me la tengo stretta». , la Roma, un percorso cominciato 9 anni fa: da Acilia a Trigoria. «Se sono qui devo molto a Bruno Conti». E magari a chi gli ha regalato la nuova vita italiana. «Sì, i miei genitori: mi seguono molto,hanno fatto sacrifici per me, per noi. E io per loro? Spero un giorno di ripagarli, di potergli regalare un figlio in serie A. Con la Roma? Sono un tifoso giallorosso, mi piacerebbe immaginarmi sempre con quella maglia». Per ora si gode l’azzurro. «È un’emozione indescrivibile che mi sono guadagnato con tanti sacrifici. Rappresentare l’Italia è un onore e spero di farlo per tanto tempo». Poi, se ci scappa la vendetta, tanto meglio.