IL TEMPO (E. MENGHI) - Dal Liverpool al Cagliari, da Salah a Pavoletti: c’è un abisso tra l’avversario a cui la Roma ha saputo tenere testa in semifinale di Champions League sfiorando un’altra clamorosa rimonta dopo quella centrata contro il Barcellona e quello che sfiderà stasera alla Sardegna Arena, ma Di Francesco teme le conseguenze del post sogno infranto. Le caratteristiche dei Reds hanno costretto i giallorossi a correre parecchio, l’importanza della partita e la parziale rimonta hanno prosciugato le energie mentali di una squadra che ora più che mai ha bisogno di fare uno scatto vincente in campionato, perché siamo agli sgoccioli della stagione e l’obiettivo principale è vicinissimo: «Dobbiamo essere i primi a qualificarci, poi chi chiuderà al 4° posto tra Inter e Lazio non mi interessa. Dobbiamo pensare di fare 6 punti, e prima di tutto ai 3 di Cagliari». Per la medaglia di bronzo della Serie A basterebbe vincere 2 gare su 3 tra rossoblu, Juventus e Sassuolo. L’incognita è la condizione psico-fisica dei giocatori, provati dalla doppia sfida con il Liverpool: «Siamo – rivela il tecnico – in un momento delicato, abbiamo tante situazioni borderline, alcuni sono affaticati e dovrò valutarli. Abbiamo consumato tante energie, questa cosa mi fa paura e mi preoccupa il fatto di fare le scelte giuste. Deve scendere in campo una squadra che avrà nelle gambe e nella testa la forza di vincere, o quantomeno di lottare contro un’altra che si gioca la salvezza». Di Francesco si aggrappa al turnover che nelle ultime uscite ha funzionato, la Roma viene da 3 successi consecutivi in campionato (non ne fa 4 di fila da novembre), e a quel senso di appartenenza che è venuto fuori assieme all’orgoglio romanista, una volta asciugate le lacrime: «la prima cosa che si deve avere quando si va a sposare la Roma. Quello che mi piace adesso è che la squadra ha il desiderio di fare la partita sempre, non è passiva, è questo quello che voglio. Il Cagliari ha necessità di fare punti ed è da sempre un campo ostico. Sarà una partita durissima, dal punto di vista fisico e dell’impatto emotivo. Loro sono in ritiro da più giorni, ci aspettiamo una vera battaglia e siamo pronti ad affrontarla con le nostre armi: la prima è il gioco, poi la determinazione, perché ci saranno contrasti durissimi». All’Olimpico contro i sardi la vittoria era arrivata solo al 95’ con un gol di Fazio molto contestato e per Di Francesco è stato il secondo successo in carriera nei precedenti coi rossoblu, battuti solo una volta ai tempi di Sassuolo. Il Cagliari, in realtà, non supera la Roma in casa da più di sei anni (febbraio 2012, 4-2) e nelle ultime sette sfide i giallorossi sono imbattuti. Quest’anno il formato trasferta ha portato più punti (36) di quello casalingo (34), un’arma in più per il tecnico pescarese, che si è già guadagnato la conferma in panchina, ma vuole la ciliegina sulla torta: «L’aspetto più positivo di questo momento è che le mie parole e quelle della società sono un copia-incolla. Tutti quanti vogliamo crescere. Qualcuno ha parlato del contratto, io sono sereno e ho il desiderio di continuare qui, al momento opportuno ci sederemo. Avendo fatto qualcosa di positivo, sarebbe giustissimo dare seguito ad un percorso e non smantellare la rosa. Però adesso l’obiettivo primario è raggiungere la Champions League». Prima il terzo posto, poi la firma sul futuro.