(...) I Padri Nobili, però, non spaventano la Roma, perché nel centro tecnico di Coverciano è nozione comune che l’allenatore italiano che sappia sviluppare meglio questo tipo di esercitazione – anche per lavorare sulle contromosse – è Eusebio Di Francesco, che infatti ieri a Roma Tv ha illustrato alcune delle sue idee. «Il primo pensiero è sempre quello di far morire il prima possibile il gioco degli avversari – spiega l’allenatore giallorosso. La riconquista della palla alta e le transizioni diventano determinanti per far male all’avversario».
(...) Ecco, in questi giorni Di Francesco ha lavorato molto in questo senso, applicando però una variante consigliata che non sempre si vede nel calcio spagnolo, spesso sterile nel possesso. Al 10° tocco da parte di un giocatore diverso, infatti, è necessario che le punte cerchino la profondità e vadano a fare gol in una delle porticine piazzate ai limiti di ciascuna area di rigore. Perciò, a differenza di quanto solitamente succede nel Barcellona, a volte alla Roma viene prevista anche la verticalizzazione con palla alta, soprattutto quando si è riconquistata la palla in una zona interessante. Per farlo occorre un’aggressione coordinata del portatore di palla, con i giocatori pronti a scalare su quelli più vicini, correndo però il rischio di lasciare liberi quelli lontani dal pallone. Naturalmente con tali principi i rischi non mancano. «Sapete cosa fa impaurire maggiormente un calciatore? Se va a fare pressione e magari non riesce a farla bene, viene un po’ di timore. Ma è l’errore più grande. La forza sta nell’andare a rifarla subito perché la paura non aiuta». In vista del Camp Nou, parole da non dimenticare.
(gasport)