IL TEMPO (M. VITELI) - Sono passati quasi trentaquattro anni, ma per i calciatori che quel 30 maggio 1984 scesero in campo allo Stadio Olimpico con la maglia della Roma il tempo non ha curato la ferita. Perché quella notte che doveva essere di festa si tramutò in una tragedia calcistica che protagonisti e tifosi non potranno mai dimenticare. Ora il destino mette di nuovo il Liverpool tra i giallorossi e un sogno, questa volta quello di arrivare in finale di Champions. E c’è chi respira aria di riscatto, ma anche chi avrebbe preferito giocare contro una selezione dei calciatori più forti del mondo piuttosto che essere costretto a dover tornare con la mente a quella partita. «Permela sconfitta contro il Liverpool è come un lutto, - dichiara Dario Bonetti – ci si convive, ma il dolore resta per sempre. I cinque anni che ho trascorso a Roma sonostati bellissimi e quei colori ormai li ho nel sangue. Spero tanto che la squadra di Di Francesco riesca nell’impresa perché i tifosi meriterebbero di alzare quest’anno quella coppa che noi non riuscimmo a portare a casa». Uno dei protagonisti in negativo fu Graziani, che sparò alto uno dei due rigori sbagliati dalla Roma. «Vorrei poterlo ricalciare - dice oggi – Andare in finale sarebbe un riscatto per tutti i supporter giallorossi ed anche per noi giocatori. Sognare non costa nulla. La Roma se la gioca alla pari». Chi invece avrebbe preferito prendere una qualunque delle altre squadre, anche il Real Madrid, è Roberto Pruzzo, che mise a segno il gol dell’1-1 con il quale la compagine guidata in panchina da Nils Liedholm portò il Liverpool ai calci di rigore. «È un revival al quale non tengo affatto – confida il bomber – anche per l’epilogo che ebbe la gara di allora. E poi adesso tutti mi chiederanno perché fui sostituito, perché Falcao non tirò uno dei rigori, perché due campioni del mondo calciarono il pallone in curva». Di quella rosa faceva parte anche ungiovanissimo Giuseppe Giannini. «Ero in tribuna con Corrado Baglieri e a fine gara scendemmonegli spogliatoi. C’era un silenzio che nemmeno al cimitero, nessuno aveva la forza di dire una parola. Si respirava il dolore – ricorda il Principe - Spero con tutto il cuore che questa volta vada a finire diversamente, i tifosi della Roma meritano una grande gioia». Luca Di Bartolomei, invece, sceglie un’altra linea, quella del papà: «Ago vorrebbe concentrazionee silenzio.