(...) Il caso di Roma-Liverpool, semifinale di Champions League per cui, hanno detto nei giorni scorsi da Trigoria, «ci sarebbero voluti tre stadi a disposizione», è emblematico. Alle 10 di mattina sono stati messi in vendita i biglietti, alle 13.36 il sito della Roma ha annunciato il sold out . Pochi minuti dopo su alcuni siti come Viagogo, società fondata a Londra ma con sede a Ginevra, erano disponibili gli stessi biglietti, ma a cifre incredibilmente maggiorate (fino a tremila euro). Prima domanda: è legale tutto ciò? Risposta: sì. Perché oggi in Italia, unico paese in cui i biglietti sono nominativi (...), si può acquistare (a patto di non essere un promoter ufficiale) un tagliando per un evento e poi rivenderlo su una piattaforma dedicata a un prezzo maggiorato. La seconda domanda, però, è quella che i tanti tifosi rimasti a bocca asciutta due giorni fa si sono fatti: come è possibile che questi siti abbiano una disponibilità di biglietti così ampia? Gli unici che rimangono al di sopra di ogni sospetto sono gli organizzatori degli eventi: in questo caso la Roma. Chi pratica il «secondary ticketing», infatti, agisce su più fronti: 1) acquistano sui siti di aste online (tipo eBay) e cercano di intercettare i singoli individui che, con il biglietto in mano, decidono di rivenderlo per realizzare una «plusvalenza», tanto per usare un termine calcistico; 2) comprano online attraverso dei software che gli permettono di anticipare gli utenti singoli, immettendo nel sistema dei dati fittizi che non possono essere controllati; 3) agiscono direttamente con dei rivenditori conniventi, che non possono essere controllati da chi organizza un evento. (...).
(corsera)