IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Mister, fai entrare il ragazzino». Brescia, 28 marzo 1993, parla Sinisa Mihajlovic, che allora giocava per la Roma e aveva segnato il raddoppio in una partita ormai quasi finita dopo il primo gol di Caniggia, il «mister» è Vujadin Boskov e il «ragazzino» in questione, di 16 anni, è Francesco Totti. È iniziata così la storia del più grande giocatore della storia giallorossa che oggi celebra i 25 anni da quell’esordio in serie A. In realtà non ha preparato nulla per festeggiare le «nozze d’argento» con la Roma, perché guardare indietro fa venire la nostalgia. E invece c’è un futuro da costruire insieme. Il Totti dirigente è sempre più inserito nelle dinamiche societarie, il senso di vuoto e smarrimento dei primi mesi è via via sfumato. La conferma di quanto l’ex capitano adesso si senta coinvolto e motivato ce la dà la sua presenza al meeting con gli sponsor organizzato dalla Roma nei giorni scorsi a Madonna di Campiglio. C’era anche Totti in mezzo a Monchi, Baldissoni, Gandini, Conti in un evento slegato dal campo ma strategico per accrescere il valore del brand giallorosso.
Ecco, la «potenza» di Francesco è proprio nella sua immagine, perché in tutto il mondo è ancora lui la Roma – come ha scritto anche la Curva Sud nel giorno dell’addio al calcio – e avere un uomo così in copertina non può che dare vantaggi. Ovunque: dai sorteggi Champions, in cui è stato il più cercato e fotografato, al pullman della squadra che arriva negli stadi dei rivali e lo vede scendere per primo, a qualsiasi tipo di «happening» nel mondo. All’inizio Totti aveva paura di essere utilizzato dalla Roma come una sorta di «gagliardetto» da piazzare qua e là, ma a forza di girare come ambasciatore del club sta scoprendo un gusto nuovo. Costacurta lo ha incrociato all’Olimpico durante Roma-Shakhtar e gli ha chiesto appuntamento per parlare di un futuro ruolo in Figc, ma Francesco non ha alcuna intenzione di spostarsi da Trigoria. Dove arriva la mattina, fa colazione vicino alla squadra, segue l’allenamento e resta fino a dopo pranzo confrontandosi con tutti: Monchi, ogni tanto, lo coinvolge nelle sue valutazioni, con il dg Baldissoni il rapporto è decollato da quando sono diventati «colleghi», con Pallotta le cose andranno meglio magari quando concluderà il corso di inglese che ha in mente di iniziare.
Il suo ufficio è sempre lì, pieno zeppo di maglie e ricordi, l’armadietto nello spogliatoio lo ha lasciato a Under ma è spesso in mezzo ai giocatori, vecchi e nuovi,che lo vedono arrivare alla fine di ogni partita e possono contare su di lui sulle questione pratiche. Di Francesco (che ieri ha ritrovato Defrel in gruppo e oggi rivedrà i nazionali: Manolas è ok) è un amico ed è rimasto tale, Totti è pronto a supportarlo senza mai invadere il suo campo. Ed è già stato utilissimo difendendolo pubblicamente dopo la sconfitta col Milan. Perché quando Francesco parla, tutti ascoltano.