[...] È stato un fiume in piena James Pallotta, intervenendo nei giorni scorsi allo Sports Analytics Conference del MIT di Boston. Il presidente giallorosso ha rubato la scena, cercando di spiegare al pubblico la realtà romana. O almeno la sua visione. Tema della conferenza era il machine learning, cioè la capacità delle macchine (i computer) di imparare dall’esperienza. «Negli ultimi cinque anni - le sue parole - abbiamo lavorato molto sull’analisi dei dati statistici nella Roma. Una delle cose più complicate è portare gli allenatori ad ascoltare ciò che stiamo facendo. Circa nove mesi fa, abbiamo deciso che avremmo provato a fare il passo successivo, provando a individuare i calciatori, magari i prossimi Messi, Ronaldo, o Totti: è una cosa davvero difficile da fare. Puoi guardare seimila giocatori, ma se vuoi cercare determinate caratteristiche, vanno viste ore e ore di video. Volevamo arrivare a un sistema che filtrasse tutti i dati».
Sullo stadio: «In tre anni speriamo di avere un nostro impianto, e questa è la chiave, perché non possiamo competere col Barcellona in nessun modo se gli spagnoli faranno un miliardo di dollari di ricavi nei prossimi 2-3 anni, mentre noi abbiamo a che fare con 220-240 milioni. [...] Poi ci saranno concerti. Ci stiamo mettendo un po’, abbiamo avuto un ritardo nell’approvazione finale, ma poi potremo iniziare a produrre ricavi doppi o tripli rispetto ad ora. Io non ho molta pazienza, ci stiamo mettendo tanto, ma ci arriveremo». [...]
Creare un brand internazionale anche attraverso la creazione di propri canali di comunicazione. «Abbiamo comprato una nostra radio per dare la nostra versione, perché dovevamo avere a che fare con nove stazioni radio a Roma, e se le ascoltassi tutti i giorni, mi butterei dal Tobin Bridge perché sparano mer.. tutto il giorno su quello che facciamo o su quello che faccio io».
(Corsera)