F. Totti. Targhetta plastificata, cartoncino inserito dentro con sopra scritto, appunto, F. Totti e siamo sicuri che a nessuno verrà l'interrogativo di cosa voglia dire quella effe. La stanza del Capitano. Lo era prima quando calzava gli scarpini, lo è adesso che qualche volta è costretto a farsi anche il nodo alla cravatta perché così vuole il ruolo di dirigente della Roma. È al primo piano della palazzina principale di Trigoria, sul corridoio altre stanze con targhette meno impegnative, molte facce e altrettanti sorrisi che il numero dieci vede da almeno venticinque anni, quasi tutti, meno l'ultimo, trascorsi a disegnare calcio vietato agli umani. La frequenta poco quella stanza, il Capitano. Era così anche quando giocava. (...) È lì, a Trigoria, con la sua Roma che si vede ancora per molti anni, probabilmente per sempre. Anche per questo, le sirene che hanno provato a portarlo via da casa sua, non ci sono riuscite. E non c'è stato neppure bisogno che si facesse legare all'albero maestro come Ulisse per non cadere in tentazione. È roba di pochi giorni fa, partita di Champions con lo Shakhtar all'Olimpico, in tribuna anche un vecchio compagno d'azzurro come Billy Costacurta, oggi vice commissario di una Federcalcio mai caduta così in basso. Ti andrebbe di venire a lavorare in Figc? Costacurta ci ha provato, il Capitano gli ha risposto che casa sua è la Roma, che vuole restare dove è sempre stato. Anche oggi, da dirigente apprendista, gran parte della giornata il numero dieci la trascorre a Trigoria. (...) In campo con la tuta non ci si presenta mai. Ci va, ma da dirigente, vestito casual, comunque dirigente. Segue l'allenamento, spesso in compagnia di Monchi, scambiandosi opinioni ma soprattutto ascoltando, spesso due chiacchiere le fa anche con il direttore generale Baldissoni con cui il rapporto sta diventando solido. Perché Totti è il primo a sapere che in questo suo nuovo ruolo, deve imparare tutto o quasi. Non ci si inventa dirigenti dall'oggi al domani. La transizione tutto è stata meno che semplice, soprattutto per uno come il dieci che, potete scommetterci, ancora oggi si sente calciatore. Ma ha capito che quel tempo è scaduto. Ora c'è una nuova vita da affrontare. Lo sta facendo con l'umiltà delle persone intelligenti, presto si iscriverà anche a un corso d'inglese. Si è dato tempo un anno per capire com'è la vita dall'altra parte dello spogliatoio. Un anno in cui comunque ha partecipato sempre di più alla vita della società. (...) Vuole conoscere, apprendere, migliorare, dare una mano alla sua Roma. Spesso, in questi ultimi mesi, da quel ventotto maggio dello scorso anno quando ci ha fatto piangere, qualcuno ci ha domandato: ma oggi Totti che fa, qual è il suo ruolo? (...) Un ruolo (...) da cuscinetto tra la squadra e la società, il dirigente in grado di appianare i problemi perché conosce bene le dinamiche di uno spogliatoio e, ora, sta cominciando a conoscere anche l'altra parte della barricata. Continuando, nel mondo, a essere il Capitano. (...)
(Il Romanista - P. Torri)