LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - La partita nel gelo è stata un’illusione. Quando la Roma vinceva col solito gol del maghetto Cengiz Ünder, allo stadio del Metalist si stava persino bene, sembrava la partita ideale di Di Francesco&C., un classico e perfetto ritorno alla Roma della Champions, addirittura quella di Stamford Bridge. Poi però il gelo ucraino è calato per davvero ed è come se avesse paralizzato i giocatori della Roma, lo Shakhtar di Fonseca è venuto fuori con i suoi assurdi fantasisti brasiliani. E a trasformare la vittoria in una sconfitta c’è voluto praticamente un attimo: risultato rovesciato, sorpasso e ritorno a casa con un 1-2 che non è particolarmente preoccupante, ma che insomma sa anche parecchio di occasione sprecata. Non si può durare solo mezza partita. Di Francesco ha azzeccato la mossa Ünder che oggi ha il tocco magico (5 gol nelle ultime 4 partite), ma la scelta di un Florenzi a tutti i costi non è stata felicissima, visto che ha sofferto molto l’attacco di Bernard&C, mentre alcuni giocatori non hanno mostrato mordente e sono rimasti prudentemente troppo sull’ordinario. Vedi Dzeko che continua a sbagliare troppe occasioni e anche Nainggolan. Non ci fosse stato il solito Alisson e se l’improbabile Bruno Peresall’ultimo non avesse salvato sulla linea sarebbe anche potuta andar peggio visto che i brasiliani dello Shakhtar – in particolare Marlos e Taison – sembravano aver messo l’antigelo e giocavano come se stessero a Copacabana. E così al gol di Ünder lo Shakhtar ha risposto prima con un contropiede finito in gol di Ferreyra e poi con una punizione balisticamente eccezionale di Fred. È stata comunque una partita divertente.I calciatori si sono scaldati nelle tecnologiche maglie termiche, a parte gli eroici Kolarov, Perotti e Krivtsov addirittura a maniche corte. Giocare a febbraio in Ucraina alle dieci di sera, con temperature estreme per giocatori e particolarmente per il pubblico fermo nello stadio del Metalist, fa parte della continua scandalosa svendita del pallone da parte di tutti: comprese le rinnovate Fifa di Infantino e Uefa di Ceferin, e soprattutto dell’ormai inesistente coscienza dei calciatori disposti a vendere tutto per soldi. Ma detto che purtroppo non ci sono più Maradona e Cantona a cantarle chiare ai potenti del pallone, si va avanti così accettando, ben pagati, l’ordine della tv. La Roma ha affrontato la partita con la dovuta prudenza e tutto il rispetto possibile per lo Shakthar Donetsk, ma non è bastato o forse è stato addirittura troppo. Le è mancato il cinismo di non sfruttare le occasioni giuste, poi ha pagato caro il crollo psico-fisico. «Ho visto due squadre, dopo il gol avrei dovuto cambiarne tanti» ha detto Di Francesco, anche lui abbastanza contrariato per la sconfitta. «Dovevamo concretizzare di più nei primi 50 minuti di partita. Il momento di Dzeko? Lui vive per il gol, spero lo ritrovi presto». La cortese e sensibile regia Champions dello stadio dello Shakhtar ha deliziato il pubblico con un finale di canzoni di San Remo. L’uscita dallo stadio è avvenuta sulle note di «Non mi avete fatto niente». Sarà, forse…
Ünder, poi il gelo. Perduta l’illusione resta mezza Roma
22/02/2018 alle 13:39.