IL TEMPO (E. MENGHI)- Una sola macchia in un anno di trasferte perfette, o quasi. Se non fosse per il tabù Juventus Stadium, che nemmeno Di Francesco è riuscito a sfatare due mesi fa, la Roma avrebbe fatto un percorso netto: nelle ultime 19 partite fuori casa, da Crotone a Udine, sono arrivate 14 vittorie, 4 pareggi e quell’unica sconfitta contro la Juventus a Torino. Il ruolino di marcia dei giallorossi è impressionante e controtendenza, perché in passato l’Olimpico era la vera fortezza di una squadra che si esaltava davanti al suo pubblico e adesso invece vanta un formato trasferta vincente. I 50 punti totali sono equamente spartiti tra le 12 gare esterne e le 13 interne, la notizia è che nella capitale si sono viste più sconfitte, ben 4, di cui 2 più un pareggio nel gennaio nero. La crisi sembra ormai alle spalle, la cinquina al Benevento ha portato via i fischi dallo stadio e il 2-0 all’Udinese ha confermato la rinascita giallorossa.
Adesso, però, arriva il difficile: Dzeko e compagni faranno visita allo Shakhtar Donetsk a Kharkiv, dove sono previste temperature tra i -2 e i -7 gradi, un’uscita gelida per la Roma che anche in Champions ha fatto bella figura quando ha giocato fuori casa, vedi il pari di lusso col Chelsea e il 2-1 col Qarabag, cadendo solo a Madrid, poi si tornerà all’Olimpico per il big match col Milan e la terza sfida in 12 giorni sarà al San Paolo di Napoli. Un doppio test impegnativo lontano dalle mura amiche che molto dirà del presente e del futuro in Europa dei giallorossi. A Udine, certo, non è stato facile assicurarsi i tre punti in palio, i bianconeri con Oddo strappano applausi anche quando perdono e un motivo c’è: prima della perla di Under, al quarto gol (più un assist) nelle ultime tre giornate, sono stati in partita e hanno tenuto il risultato in bilico. «La cosa che ha fatto la differenza - dice Di Francesco - è la compattezza, siamo cresciuti e abbiamo ritrovato certezze. Anche in casa dobbiamo avere il giusto ritmo, deve essere un nostro vantaggio, ma va detto che abbiamo fatto bene in tante gare in cui meritavamo di più. I 5 gol al Benevento ci hanno fatto bene da ogni punto di vista». Così come il cambio modulo: «Funziona la filosofia: serviva spostare la testa ai ragazzi. Il nostro atteggiamento tattico, se concede qualcosa, poi ce ne ridà altre. Da rivedere la verticalità, non mi piacciono i cross dalla trequarti per Dzeko, fatti tanto per mettere una palla. Così si favoriscono gli avversari».
Ci è voluta la giocata di un singolo, l’uomo del momento, per sbloccare la gara: «Sapevo che saremmo arrivati a fare gol, come spesso succede abbiamo sprecato molto, ma con Under abbiamo trovato un ragazzo fantastico. Teniamocelo stretto». Senza eccedere nell’esaltazione che spesso finisce per bruciare i talenti: «La prima cosa che gli ho detto è di continuare a lavorare con umiltà e non leggere tutto quello che si dice di lui adesso». Per Alisson i complimenti non sono una novità: «È uno dei migliori portieri in circolazione». Dovrà dimostrarlo anche in Ucraina, dove «bisogna esser bravi - consiglia Di Francesco - a sfruttare il fatto che lo Shakhtar non gioca da molto. È una squadra che sa quello che vuole, dobbiamo toglierle le linee di passaggio ed essere aggressivi. Questa gara va affrontata con grande intelligenza, considerando che si decide sui 180 minuti». Mercoledì i primi 90 e serve un’altra trasferta perfetta.