Chiami Miki Konsel e per prima cosa si scusa per il suo italiano. Poi però, quando gli chiedi di Di Francesco e del periodo che sta vivendo la Roma, le parole escono forti e chiare. Nel momento del bisogno gli amici si fanno sentire, e Konsel di Di Francesco è amico. Non c’è la quotidianità, ma stima e affetto sì. E non solo perché hanno giocato insieme vent’anni fa. «Sappiamo quanto la passione di Roma possa essere bella e stimolante. I tifosi però devono avere pazienza: la Roma è in buone mani». (...) Dopo 6 allenatori in 7 anni la voglia di cambiare ancora è davvero poca. «Bisogna dar modo alle persone di lavorare – dice ancora Konsel –. Penso che Eusebio meriti fiducia, anche se poi sono i risultati che giudicano. Ma Roma, per quanto complicata, sa riconoscere la gente di valore». Vero, ma è vero anche che ormai le crisi sembrano diventate una costante nella vita dei romanisti. Questa poi va avanti pure da un bel po’. (...) I giocatori sono ritenuti responsabili come e quanto la società, si riparla del video di Nainggolan, dell’incidente di Peres, il mercato è sotto accusa, così come la tournée americana, «ci vorrebbe un mese di montagna, come fa Sarri», un altro dei mantra dell’etere e, ovviamente, l’assenza di Pallotta. L’unico a salvarsi è Alisson: Konsel dice che è «davvero forte, la Roma ha una fortuna incredibile nell’avere un portiere di questo livello ed è stata brava a prenderlo senza pagare una follia»
(gasport)