(...) Mediapro è balzata alle cronache italiane dopo aver sbaragliato il campo nell’asta dei diritti tv della Serie A 2018 21 offrendo 1050 milioni annui, 220 in più di Sky e Mediaset messe assieme. L’assemblea di Lega ha accettato l’offerta di Mediapro in qualità di intermediario: ora si aspetta, nel giro di un mese, l’ok dell’Antitrust, poi Mediapro dovrà fornire le garanzie finanziarie alla Lega, e non sarà un problema, tanto più adesso che alle spalle c’è una realtà solida e liquida come il fondo cinese. Solo a quel punto, agendo da intermediario, Mediapro potrà rivendere i diritti del campionato alle diverse piattaforme, anche se l’aspirazione massima degli spagnoli resta quella di realizzare il canale tematico, comprando pure i diritti della Serie B. Ma il bando parla chiaro: sarà possibile produrre solo singole partite, per poi rivenderle. A ogni modo, l’operazione cinese segnala l’ascesa di un gruppo da 1,6 miliardi di fatturato e 200 milioni di profitti lordi che vuole conquistare anche il mercato italiano, dopo aver trasformato la Liga. Il fondo Orient Hontai Capital ha rilevato per circa 900 milioni il 54,5% di Imagina, cioè la casa madre di Mediapro. L’acquisizione conferma, peraltro, come la stretta del governo di Pechino sugli investimenti esteri non sia categorica: tutto dipende dalla razionalità e dalla sostenibilità delle operazioni. Se c’è stato l’ok politico, evidentemente si è rintracciata l’opportunità di mettere le mani sul gruppo spagnolo che, con livelli massimi di tecnologia, è arrivato a produrre 13 leghe calcistiche. Non cambierà nulla dal punto di vista operativo. (...)
Intanto, in Lega è stallo sulle nomine. Come previsto, l’assemblea di ieri è andata deserta, dopo che otto club (tra cui Inter, Juve e Roma) avevano annunciato la loro assenza facendo mancare il numero legale. Rinvio a data a destinarsi per il rinnovo delle cariche. (...)Il nuovo commissario Giovanni Malagò si insedierà fisicamente in via Rosellini soltanto al suo rientro dall’Olimpiade: la prima assemblea sarà convocata per il 27 febbraio ma all’ordine del giorno non ci saranno le elezioni.
(Gasport)