A metà del secondo tempo Di Francesco prova a cambiare il copione della partita, ma la frittata ormai è fatta e servita. L’allenatore ordina una doppia sostituzione: fuori Florenzi e Under, dentro Bruno Peres e Gerson. Queste mosse spiegano ciò che da qualche minuto è apparso evidente: la fascia destra della Roma è debole, troppo debole, gli avversari vi entrano con facilità e danno parecchio fastidio. Il problema è che Florenzi gioca in imperfette condizioni fisiche, e Under, bravissimo a timbrare il provvisorio vantaggio, deve ancora migliorare (e non poco) quando il pallone lo gestisce il nemico. Nel calcio moderno, se uno gioca da esterno offensivo, ha l’obbligo di imparare in fretta anche la fase di copertura: i primi difensori sono gli attaccanti, lo ripetono tutti gli allenatori. I giallorossi, proprio dalla parte di Florenzi e di Under, soffrono e vanno in apnea perché i due non si muovono con perfetta sincronia e perché il centrocampista centrale che dovrebbe aiutarli, cioè De Rossi, è troppo statico e poco disponibile al raddoppio di marcatura. Contro una squadra come lo Shakhtar, che fa della velocità nel ribaltamento dell’azione il suo punto di forza, il diktat tattico dev’essere: reparti corti e stretti, in modo da non dare spazio per l’inserimento degli avversari. Di Francesco lo sa e proprio per questo, quando si accorge che la coperta è troppo corta nella zona di destra, ordina la doppia sostituzione. (..)
(gasport)