La Roma cade col Milan e precipita al 5° posto, dietro Lazio e Inter, ora rispettivamente terza e quarta forza del campionato. "Per la Roma è un stop pesante, sotto tutti i punti di vista. Fondamentale sarà individuare al più presto responsabilità e soluzioni" scrive Massimo Caputi.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Il rinvio di Juventus-Atalanta regala ulteriore pathos al duello scudetto tra il Napoli e i bianconeri. Qualsiasi sarà il risultato a Cagliari della squadra di Sarri avremo una situazione virtuale, dagli imprevedibili risvolti tecnici e psicologici. Assolutamente credibile è invece la classifica della zona retrocessione, quanto mai ravvivata dai risultati domenicali, e quella con vista Champions League. Se l'Inter si è presa con il Benevento un'indispensabile boccata di ossigeno senza manifestare segnali di ripresa, la Lazio ha sgomberato ogni dubbio sulle sue condizioni. [...]
Oltre a ritrovare il terzo posto, le notizie per Inzaghi sono tutte positive, a cominciare dal turn over mirato. Ovvio che tutto diventa più semplice quando in campo brillano le stelle di Immobile e Milinkovic-Savic. Il serbo è imponente, un concentrato di classe e forza fisica dalle quali scaturiscono giocate illuminanti e gol d'autore. I numeri di Immobile sono impressionanti: 23 reti in 23 gare di campionato e un totale di 32 gol in altrettante gare giocate. La Roma, ora quinta, torna invece a inseguire e con il fiatone, battuta ancora una volta all'Olimpico (5 sconfitte). Il Milan è in un ottimo momento, come dimostra la striscia positiva di 12 risultati, ma la Roma, crollata nuovamente nella ripresa, ha molte colpe sue. Per la Roma è un stop pesante, sotto tutti i punti di vista. Fondamentale sarà individuare al più presto responsabilità e soluzioni.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Di Francesco cambia, ma perde di nuovo: lui la testa e la faccia, la Roma la partita, treno Champions e molto altro. Dopo il ko in Ucraina i giallorossi rimediano un’altra sonora sconfitta, stavolta in campionato dal modesto ma comunque concreto Milan di Gattuso che non fa altro che aspettare: e poi colpire una squadra spenta, che continua a giocare senza tirare in porta e a fare una fatica enorme nel fare anche le cose più scontate. E meno male che c’è Alisson (ancora una volta il migliore in campo dei suoi) altrimenti finiva in goleada. Una Roma a tratti imbarazzante che rimedia la quinta sconfitta casalinga in campionato a un ko dalla peggiore stagione dal dopoguerra ad oggi (solo una volta ne aveva subite 6). Bel record per Di Francesco che è l’artefice di quanto visto ieri sera all’Olimpico: perché il pesce puzza dalla testa… sempre. Forse su di lui si era fatto il passo più lungo della gamba, perché ieri è sembrato proprio in confusione: unica cosa giusta della serata il cambio di Nainggolan che forse però non avrebbe dovuto nemmeno giocarla se stava così.
Addio Champions, addio sogni di gloria, perché questa sconfitta vale due posti in classifica e d’un tratto la Roma si ritrova quinta in classifica, fuori dai posti per l’Europa che conta. Insomma fuori da tutto, se non aggrappata a quel ritorno degli ottavi di Champions che la sconfitta in Ucraina però fanno apparire come l’ennesimo spauracchio (se poi la squadra è questa inutile giocarla). Di Francesco cambia modulo e manda in bambola i suoi. Poi mette Schick per Dzeko, Pellegrini per De Rossi e Peres per Florenzi, ma senza i tre «veterani» non sembra andar meglio: anzi, va esattamente allo stesso modo se non peggio. Perché manca tanta roba, troppa. Reparti scollati, Nainggolan che esce tra i fischi con l’ennesimo, meritatissimo, quattro in pagella, peggiore in campo a palette: forse anche a lui sarebbe il caso di dare un po’ di respiro (ammesso che sia quello di cui ha bisogno e non di smetterla con le serate). L’opinione non cambia: puoi fare tutto nella tua vita se poi in campo fai il tuo dovere, altrimenti ti esponi alle critiche: giuste e legittime di chi paga il biglietto per venire allo stadio a tifare. Ieri la Roma è riuscita nell’ardua impresa di far sembrare il Milan una squadra e quella coppia di pippe difensiva Bonucci-Romagnoli, un binomio di fenomeni. E basta anche con le teorie sulla sfortuna perché alla Roma non ne va mai dritta una, perché gli dice sempre male e mai un rimpallo, e mai una cosa che gira dritta e mai qui e mai là… Ma basta! Basta con gli alibi, questa squadra deve farei conti con se stessa e prendere coscienza del fatto che è tutt’altro che una banda di fenomeni. E da qui in avanti si ritroverà a combattere con squadre che hanno molta più voglia e «palle» di lei a combattere per un posto in Europa League, altro che Champions. Perché sabato Di Francesco & Co. vanno a Napoli e quelle davanti prenderanno il largo. Banale ma inevitabile.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Forse a Roma è nata una stella. Con quella sua aria da meridionale accorto, con le sue flotte di pescherecci che ogni notte invadono il mare, Gattuso assomiglia sempre più al vecchio Rocco e alle sue macellerie triestine. La stessa umanità diretta, quel suo calcio pratico un po' influenzato dalle grandi platee ma fondamentalmente corretto, equilibrato dal campo e da una sincerità decisa. Il Milan a Roma è stato una grossa squadra non solo per come ha vinto, ma per come non ha mai fatto giocare la Roma. Non è facile, la Roma ha di solito ondate di gioco travolgenti, che poi muoiono all'alba, ma di regola esistono. Il Milan non ha mai fatto costruire niente all'avversario. [...]
Ma questo Milan ha la forza della normalità, ha costanza e tocchi di classe. E molto miglioratile ma anche molto promettente. La vera cosa che non mi quadra nel suo progetto è il ricorso alla borsa cinese per fare contanti. Nessuna squadra è diventata ricca con la borsa perché nessun investitore classico metterebbe mai un dollaro su una materia labile come il calcio. La Juve è partita da quasi quattro euro ed è a o,80 per azione. Roma e Lazio sono partite da oltre cinque e sono a 0,50. Molte grandi squadre inglesi sono entrate e uscite dal listino perché non è cosa da investitori, è roba da tifosi. E poche volte chi fa soldi con la borsa li mette poi nella società. Non Sensi, che annunciò di voler rientrare, non la Juve che mise nella squadra solo il 40 per cento. È in questo che diffido dei cinesi. Ma la squadra è buona, ha molti sintomi di una futura grande squadra. Se non sbaglia i prossimi due acquisti può prendere perfino la malattia.
LA REPUBBLICA (G. MURA)