(...) Per Patrik Schick c’è da attendere. Perché al netto di un Edin Dzeko che fa la rifinitura mentre il suo agente chiacchiera con il Chelsea, c’è pure un Eusebio Di Francesco che su Schick mica cambia idea. E infatti ancora ieri non ha mancato di sottolineare che «Patrik deve capire prima di tutto quello che voglio io e comprendere dove siamo arrivati, magari facendo le cose con più cattiveria e determinazione. Deve crescere e migliorare».
Se non va letta come una momentanea bocciatura, quantomeno vale una frenata con le ruote bloccate in fondo al rettilineo, perché un rettilineo pareva spalancarsi una volta che Dzeko prendeva altre strade. E invece il testimone dovrebbe fare uno scalo in Francia, dalle parti di Gregoire Defrel. (...) Defrel titolare, tutto porta a pensare questo, nonostante le prove tattiche di ieri abbiano spedito il francese in fascia destra. Ma a lui Di Francesco del ruolo di centravanti deve spiegare poco, in fondo alla Roma aveva suggerito il suo acquisto proprio pensando a quella posizione, poi le vie del mercato e delle necessità tecniche hanno portato l’attaccante a dirottare in fascia.
Dice Di Francesco che «Schick è l’uomo del presente», ma il ceco è soprattutto la ragion di Stato dietro la scelta di privarsi di Dzeko. Ci sono almeno 42 milioni di motivi per sperarlo a Trigoria, forse uno in più come mancia perché la scommessa è impegnativa. (...) Dzeko lascia un vuoto, sta anche a Di Francesco riuscire a colmarlo, mettendo Schick nelle migliori condizioni possibili. Questione di feeling, a volte basta poco per far scattare la scintilla. Ma quel poco va fatto.
(gasport)