Sembra quasi che ognuno voglia scaricare su altri le responsabilità che inevitabilmente, in una crisi spaventosa e inimmaginabile come questa, ricadono invece su tutti quanti, nessuno escluso. Da oggi nel calderone finisce anche l'allenatore che fino a ieri era stato salvato, rispetto a un gruppo che s'era sfatto sotto il profilo della personalità e rispetto alla società, che ha avuto la bella idea a cavallo di capodanno di rimettere tutti in discussione e, di conseguenza, tutti in vendita al miglior offerente. Ieri anche Di Francesco, con dei cambi che nei fatti hanno esaurito la spinta con cui la squadra era tornata in campo dall'intervallo, è finito sul banco dei colpevoli. (...) Ma anche lui, dicevamo, non può essere esente da colpe se nelle ultime sette partite sono arrivati quattro sconfitte e tre pareggi, a prescindere dallo stato mentale dei giocatori scesi in campo (ormai sempre gli stessi, come se fosse lesa maestà in certi momenti sostituire gente come Nainggolan e Dzeko). (...)
Ma non si sentano sollevati, per questo, i calciatori che un giorno dovranno raccontarci che cosa è successo durante la settimana di vacanza (...). E, infine, non si può salvare una società che scarica sempre le colpe sulla squadra (e ora magari sull'allenatore) come se questo gruppo di lavoro non fosse figlio delle mollezze di un club che da anni ormai non sa partorire un dirigente/presidente da tutti riconosciuto e in grado di imporre la linea a Trigoria per delega del proprietario che ogni volta che apre bocca crea nuovi conflitti ambientali. La Roma si sta squagliando, le soluzioni spettano a loro. A tutti, nessuno escluso.
(Il Romanista-D. Lo Monaco)