LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Fa un po’ tenerezza veder Di Francesco muoversi tra le schiaccianti difficoltà di giornate strette tra la trattativa per la cessione di Dzeko, gli assenti per infortunio e i presenti acciaccati. Qualche amico strettissimo ha consigliato al tecnico di dimettersi, perché in tutto questo caos è lui che rischia diventare un capro espiatorio. Ma Eusebio ha prima privatamente difeso l’impegno preso con la Roma e con i suoi tifosi, per poi farlo pubblicamente, alla vigilia della gara di stasera contro la Sampdoria. «Non posso fare i conti a casa di nessuno — il ragionamento piuttosto chiaro del tecnico — faccio l’allenatore, quindi o scelgo una strada in cui dico “Non ho capito niente e torno a casa”, oppure affronto le cose perché ho scelto di allenare la Roma e lo farò fino in fondo, al meglio di quelle che sono le mie possibilità, qualsiasi cosa accada o non accada».
Si va avanti, fino a fine stagione, cercando di mettere una toppa sulle scelte societarie, provando a motivare comunque i giocatori, a cominciare da stasera. Di Francesco non ha a disposizione Perotti, De Rossi, Gonalons ed El Shaarawy, ultimo ad aggiungersi alla lista per un affaticamento muscolare. Da non dimenticare, per chiudere il quadro, Emerson e Dzeko con le valigie pronte, destinazione Chelsea. E toccherà proprio a Schick e Defrel non far subito rimpiangere l’attaccante bosniaco che, nonostante Di Francesco quasi urli: “Ad oggi Edin gioca titolare”, dovrebbe restare fuori. A Milano è stato tra i peggiori in campo, inevitabile la sua testa sia da un’altra parte: «Devo tener conto dell’aspetto mentale, ma — dice Difra — deciderò in autonomia». Per Schick l’occasione di dimostrare subito di esser pronto a raccogliere l’eredità proprio contro la sua Sampdoria.