IL MESSAGGERO (S. CARINA) - «Contro l'Inter Dzeko partirà dall'inizio, è motivatissimo». Diretto, senza fronzoli o giri di parole. Di Francesco gioca a carte scoperte. Conferma Edin dal primo minuto nonostante la trattativa con il Chelsea vada avanti (e non sia stata smentita poco prima da Monchi) a rilanci sui bonus che potrebbero portare la valutazione del bosniaco intorno ai 35 milioni (30 di base fissa + 5 di bonus). Il tecnico però non si ferma qui. Perché in un secondo momento lascia intendere chiaramente che, qualora il bosniaco dovesse essere ceduto (a Trigoria si valuta il profilo di Sturridge), chi è deputato a sostituirlo attualmente in rosa, non è pronto: «Schick? Mi fate sempre le stesse domande. Deve crescere, è venuto in un ambiente difficile, sento parlare sul fatto che deve giocare nel 4-3-1-2, nel 4-5-3, nel 4-7-8, con due attaccanti, un attaccante Ma se uno non ha la testa libera non può giocare da nessuna parte o perlomeno quando non è entrato in un contesto generale fa fatica in tutti i modi. Deve ritrovare la condizione e se stesso. Sta lavorando per questo. Le risposte le darà il campo. Sono comunque contento di come si è allenato in settimana». La carota' finale non inganni. La fotografia che regala il tecnico in precedenza è quella di un giocatore a dir poco in ritardo.
EDIN VIA PER 30 PIÙ 5 - Calendario alla mano, mancano 10 giorni alla fine del mercato. La sensazione è che Di Francesco non veda l'ora che arrivi il 1° febbraio: «Questo è un periodo che l'allenatore odia, mi auguro che i nostri calciatori non rimangano influenzati da queste voci. Proprio per questo motivo ho cercato di catturare l'attenzione dei ragazzi, richiamandoli alla professionalità. L'amor proprio per il lavoro, non dico tanto il senso di appartenenza ad una società, anche se secondo me è la cosa più importante, perché quando si vive in un contesto bisogna sentirsi parte dello stesso». Eusebio ha ragione. Tuttavia è difficile farlo provare quando, senza fare la cronistoria degli ultimi 7 anni ma limitandoci all'ultimo mercato estivo, sono partiti rispetto alla formazione-tipo della passata stagione tre titolari e mezzo (Szczesny, Salah, Ruediger e Paredes) e ora sono pronti ad aggiungersene altri due (Emerson e Dzeko). Chiusa a fatica la parentesi del mercato, Eusebio vira su Inter-Roma e sulla frenata in campionato: «Non credo che la squadra nell'ultimo periodo abbia mollato, penso invece che inconsciamente non ha avuto la determinazione di altre occasioni. E su questo aspetto mentale abbiamo lavorato, perché la cosa è psicologica. Per crescere e migliorare ci vuole coraggio, dobbiamo mettere da parte la paura». Poi l'ammissione: «Non siamo ancora forti e competitivi al livello di chi ci sta davanti in campionato. Siamo competitivi per andare in Champions e questa sarà una settimana molto importante per definire i nostri obiettivi. Io non ho mai parlato di scudetto e non dite il contrario altrimenti mi arrabbio». Ancora una volta Eusebio ha ragione. A farlo per lui, però, ci avevano pensato l'ad Gandini («Per lo scudetto c'è anche la Roma», 27 dicembre), il ds Monchi («Perché non si può parlare di scudetto? Non siamo i favoriti ma abbiamo il dovere di provarci», 4 novembre) e il presidente Pallotta: «Possiamo lottare per lo scudetto» (23 novembre). Virando sulla formazione, conferma il ko di Gonalons e il difficile impiego di De Rossi («Sarà convocato, poi vedremo») mentre Florenzi giocherà terzino. Due anni fa, Perisic lo spazzò via all'Olimpico: «Ha giocato contro Hazard, può farlo anche contro Perisic. La mia scelta non dipende dall'avversario, ma da quello che voglio dalla squadra». Aspettiamoci, dunque, una squadra propositiva. Come sempre, del resto.