IL TEMPO (A. AUSTINI) - Dici Roma-Shakhtar e pensi ad Antonio Carlos Zago. Difensore giallorosso dal 1998 al 2002, campione d’Italia insieme a Di Francesco, poi assistente di Zeman con mansioni specifiche nell’allenamento dei difensori. Ma a Trigoria c’è tornato soprattutto per fare da «chioccia» ai tanti brasiliani presenti, lo stesso motivo per cui Lucescu a settembre 2013, finita la sua seconda esperienza da romanista, lo ha voluto con sé a Donetsk. Zago ha vissuto per due anni e mezzo il sistema Shakhtar da dentro, comprese le bombe che hanno danneggiato la Donbass Arena e il centro sportivo, per poi tornare in Brasile dopo l’addio della «vecchia volpe» rumena.
Che rivale sarà per la Roma?
«È uno Shakhtar meno forte rispetto a due-tre anni fa, quando c’erano ancora i vari Texeira, Luiz Adriano, e giocava il capitano Srna, che adesso è squalificato per doping. Non so come abbiano fatto a superare il girone in Champions, eliminando il Napoli che è certamente superiore».
Di brasiliani, però, ce ne sono ancora parecchi.
«Sì e Marlos è quello che può fare la differenza: nell’uno contro uno salta sempre l’uomo, va tenuto sott’occhio. Non mi spiego come faccia a non giocare in una grande squadra europeo. Taison è un altro giocatore temibile, Fred è quello che detta i tempi alla squadra».
La guerra in Ucraina ha frenato la crescita del club?
«È stato un grande problema ovviamente, a Donetsk avevamo una struttura impressionante, con dieci campi di allenamento e l’albergo. Siamo stati costretti a trasferirci a Kiev, dove abbiamo trovato un solo campo per lavorare. Vivevamo lì e giocavamo a Lviv, mentre adesso si sono spostati per la Champions a Kharkhiv. Nel tempo sono riusciti a migliorare il centro sportivo di Kiev, ma la squadra della capitale è la Dinamo, la rivale storica dello Shakhtar».
Lucescu se n’è andato per questo?
«Ha fatto la sua scelta, penso voglia provare a costruire un altro Shakhtar a San Pietroburgo».
Che tipo è il patron Rinat Achmetov?
«Un grande appassionato di calcio, ama i brasiliani, li compra giovani, li fa crescere e poi li rivende per tanti soldi: questa è la sua politica. Loro non hanno paura di scommettere sui ragazzi, hanno ottimi osservatori e sono un modello che dovrebbe insegnare tanto ai grandi club europei».
Sta seguendo la Roma?
«Ho visto la gara col Milan e il derby. Stava vincendo tutte le trasferte, ora ha perso punti con Genoa e Chievo però può lottare fino in fondo e resta una squadra molto interessante, allenata da un grande tecnico come Eusebio. Lui ha fatto benissimo a Sassuolo e si merita di vincere adesso. Se non ce la farà quest’anno, magari sarà il prossimo».
Un giudizio sui brasiliani che ci sono oggi a Trigoria?
«Su Alisson non c’è nulla da dire, gli mancava solo la continuità a Roma. Gerson ha dovuto imparare per un anno e ora sta dimostrando le sue qualità: in Brasile tutti scommettevano su di lui e può diventare un grande giocatore. Emerson sta tornando ed è bravo, Juan Jesus ha più esperienza di tutti, Bruno Peres è quello che fa più fatica ma non deve arrendersi perché è un buon calciatore anche lui».
In Champions chi vede favorito?
«La Roma, anche se lo Shakhtar ha più abitudine a giocare in Europa ad alti livelli». Parola di «AC» Zago.