IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Non sparate sul pianista! Troppo facile adesso prendersela con il povero Di Francesco, alle prese con una prima stagione sulla panchina della Roma assolutamente al di sopra di ogni aspettativa. Non che la piazza romana non avesse fiducia e stima dell’ ex centrocampista, instancabile tanto sul campo da giocatore quanto da allenatore in panchina, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che dopo nemmeno tre mesi avesse già centrato il primo obiettivo: far dimenticare Spalletti. Quando il tecnico toscano aveva ufficializzato il suo secondo addio dalla Capitale, fatto anche stavola di astio e ripicche, in molti erano rimasti appesi alla sua battuta conclusiva: «Non escludo il ritorno». Erano è il tempo giusto, perché dopo questo primo spezzone di campionato Di Francesco ha già convinto tutti: soprattutto una piazza che non ha mai fatto sconti a nessuno, nemmeno agli amici degli amici. Qui se non sei quello giusto, se non ha personalità e capacità, duri da Natale a Santo Stefano: appunto.
È chiaro che in questo percorso, inevitabilmente per tempistica ma anche un po’ per esperienza, qualcosa a Di Francesco non è andata per il verso giusto: era impensabile il contrario quando arrivi a Roma in corsa e vai a sostituire uno come Spalletti. Il problema è che le cose «storte» si sono concretizzate tutte in quattro giorni. Prima l’errore, probabilmente di valutazione, nella sfida di Coppa Italia contro il Torino per la quale in molti gli recriminano l’utilizzo massiccio di riserve (nove). Probabilmente un allenatore con più pelo sullo stomaco, anche per mettersi al riparo dalle critiche, avrebbe rischiato meno mandando in campo qualche titolare in più: così nessuno avrebbe poi potuto contestargli nulla. Poi la scelta di Schick, giusta, legittima soprattutto in una gara che si era messa così contro la Juventus a Torino: scelta logica (forse avrebbe dovuto prepararla un po’ meglio, lavorare sul modulo perché è chiaro che il ceko non può fare l’esterno del 4-3-3) che però gli si è rivoltata contro, suo malgrado, a causa dell’errore decisivo dell’attaccante che avrebbe potuto cambiare una serata e forse una stagione: sicuramente la sua e il clima in casa giallorossa. Insomma, il tecnico paga anche colpe non sue, ma la strada è chiaramente quella giusta. Quindi: giù le mani da Di Francesco!