LA REPUBBLICA (M.PINCI) - Tutto ha un prezzo, anche una squalifica. Almeno secondo la Corte d’appello della Federcalcio, che ieri ha deciso di «accogliere parzialmente» il ricorso di Andrea Agnelli nel processo sui biglietti ceduti in stock a ultrà bagarini, scoprendo poi che erano pure camorristi. L’impianto accusatorio non collassa: perché nessuno si sogna di pronunciare la parola “proscioglimento”. Ma per il secondo grado di giudizio della Figc il comportamento del presidente Juventus non merita i 30 mesi di inibizione chiesti dalla Procura e nemmeno i 12 decisi dal primo grado. «L’inibizione è esaurita oggi» , fermandosi quindi a 84 giorni. Aumenta invece di cinque volte la multa: da 20mila a 100mila euro. Un’enormità. Un po’ quello che succede quando si patteggia una pena: solo che nei tentativi di patteggiamento naufragati in primavera, proprio a ridosso della finale di Champions persa dalla Juve col Real, il procuratore Pecoraro era arrivato a chiedere un’ammenda da 6 milioni di euro complessivi. Quella inflitta dal 2° grado di giudizio della Federcalcio si ferma in tutto a 700mila euro. Perché oltre ai 100 che dovrà pagare Agnelli, aumenta pure la sanzione pecuniaria alla società: da 300 a 600mila euro, la più alta mai comminata. In più un turno di squalifica per la curva juventina: non per la partita di sabato contro la Roma però, ma « nel primo match del 2018 » , contro il Genoa il 22 gennaio. Slittamento previsto dall’ordinamento sportivo, salvo motivi di urgenza.
Biglietti, sconto ad Agnelli nella Federcalcio decapitata
19/12/2017 alle 13:34.
Restano comunque intatte le responsabilità di club e dirigenti, visto che inibizione e multa confermano le accuse al n. 1 del club bianconero. «Ma la decisione che grida vendetta, si è voluta monetizzare la sanzione, è un brutto precedente», il pensiero a caldo di Pecoraro. Non potrà comunque ricorrere al Collegio di garanzia del Coni: solo i soggetti condannati o la Federcalcio potrebbero farlo. La Juventus deciderà dopo le motivazioni, ma la sentenza è sostanzialmente favorevole. E chi mai nella Federcalcio decapitata dalle dimissioni di Tavecchio può decidere di rivolgersi a Frattini, che presiede la “ cassazione sportiva”? In ogni caso, la sentenza potrebbe pesare sui procedimenti futuri. Ad esempio, quello alla Lazio per gli adesivi di Anna Frank.
Solo per l’ex responsabile commerciale Calvo - l’unico che ha lasciato la Juve, per andare al Barça - non viene accolto nemmeno in parte il ricorso. Cancellate le sanzioni ai due dirigenti Merulla e D’Angelo per «difetto di giurisdizione sportivo ». Per i giudici la procura non poteva deferirli perché non tesserati. Ma l’articolo 1 bis/ 5 del codice sportivo prevede esplicitamente che chiunque svolga “ attività all’interno o nell’interesse di una società o comunque rilevante per l’ordinamento federale”, debba rispettarne le norme. Il rischio, ora, è aprire ai non tesserati le porte per ogni reato sportivo.