Aria fresca a Trigoria. In quattro mesi Eusebio Di Francesco ha creato un gruppo di ferro e cancellato Luciano Spalletti dalle fotografie giallorosse (..). Di Francesco è stato quasi perfetto, riducendo giorno per giorno il numero delle «vedove» dell’allenatore toscano. Un lavoro a 360 gradi, a partire dalla valorizzazione della rosa a disposizione:
1) Spalletti aveva preteso la conferma di Szczesny, relegando Alisson alla panchina e adesso il brasiliano ha dimostrato tutto il suo valore;
2) Gerson era un «desaparecido» ed è diventato un giocatore utile alla causa;
3) prima c’era una specie di muro tra titolari e riserve, pagato con il crollo verticale a marzo, quando la Roma perse tutto in dieci giorni, e ora il turnover è la marcia in più della squadra;
4) la differenza più impressionante riguarda il cammino europeo della Roma: Spalletti si fece eliminare nel preliminare dal Porto, Di Francesco vede il traguardo dellaqualificazione agli ottavi e ai milioni di euro della Champions League, raggiungibili con un pareggio a Madrid contro l’Atletico (mercoledì prossimo) o con una vittoria all’Olimpico contro gli azeri del Qarabag il 5 dicembre;
5) più che una «rosa» più ampia, questa Roma sa sfruttare al meglio quello che ha: per colpa degli infortuni (e della gestione degli infortuni stessi, per dirla tutta) Di Francesco non ha mai potuto utilizzare Schick e Karsdorp, che dovevano essere i sostituiti di Salah e Ruediger, due punti di forza della Roma di Spalletti;
6) Di Francesco ha svelenito un ambiente che Spalletti, con la sua guerra personale contro Totti, aveva lacerato e incattivito. Spalletti se ne andò da Trigoria urlando «Forza Roma!» in un megafono e adesso ha detto del pubblico interista: «La vostra clausola rescissoria non ha prezzo». Comportamenti e parole a effetto, mentre l’abruzzese Di Francesco usa modi più bruschi ma più sinceri.
(..)
(corsera)