IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Radja Nainggolan fuma. A Radja Nainggolan, fumano anche. Al plurale, ma chi vuole intendere, intenda. Un giocatore motore, sia se lo metti là, sia se lo metti qui. Spalletti lo metteva là, Di Francesco qui, o ovunque. Perché lui, il belga, va un po' dove lo porta il cuore: si invola sulla destra, partendo da mezz'ala, e poi lascia partire il cross gol per El Shaarawy da sinistra. Sfiora gol dal centro e mette Manolas davanti a Courtois da destra. Che vogliamo dire? Non segna, segna poco, per ora solo un gol (con tre assist), e pace. E' il motore della Roma, va bene così. Il paradosso dei paradossi è quando il suo ct Roberto Martinez, quello che allena la nazionale del Belgio, lo definisce un numero 10. Beh, è un anno indietro. Tra l'altro, per essere precisi, Radja non era un numero 10 nemmeno quando, con Spalletti, agiva da trequartista, figuriamoci ora che DiFra lo utilizza come centrocampista tuttocampista. Il 10 è un'altra cosa, il 10 è Hazard, che fa l'esterno.
VITA DA 10 - Quindi, Martinez dice che al Belgio non serve e poi lo convoca il giorno dopo per le sfide contro Messico e Giappone. Coerenza. Facile pensare che Radja sia inviso dalla federazione e dall'attuale ct per questioni comportamentali, per scuse: sì, il fumo, la storia della patente sequestrata dopo il pari con la Grecia lo scorso aprile, episodio tra l'altro smentito dallo stesso calciatore il giorno dopo quando si è fatto fotografare con la patente in bocca definendo tutto quello che era uscito come la solita caz... Insomma, diciamo che l'anima ribelle di Nainggolan da quelle parti viene mal digerita, qui a Roma adorata. Poi, ovvio, si deve fare i conti con il rendimento che, anche quest'anno, è a livelli medio alti. Ed ecco la convocazione belga e lo spiragli mondiale. Lui al Belgio tiene particolarmente, non ha mai negato di soffrire le continue esclusioni. Ma la Roma lo appaga, lui appaga la Roma e i suoi fans. Anche se ultimamente è meno social del solito. E questo, magari, è un bene, ma siamo al parere del tutto personale. Nainggolan doveva essere uno degli ammutinati, quello che non gradiva le direttive di Di Francesco, perché nostalgico di Spalletti. Certo, Radja sarà pure grato a Lucio, che gli ha alzato il valore del cartellino tanto da ricevere le avances del Chelsea, ma il suo matrimonio con la Roma va oltre l'allenatore. Nainggolan la sua scelta l'ha fatta a prescindere. Poi, con Eusebio sta ritrovando un'altra vita: quella del leader non goleador.
SPRINT SENZA GOL - L'allenatore lo ritiene un cavallo di razza, uno determinante per la squadra e fino a questo momento lo ha quasi sempre fatto giocare - e come succede ogni anno, l'inizio è sempre stato normale - tranne in due sole occasioni: a Benevento perché leggermente infortunato e con il Bologna per preservarlo in vista del Chelsea. A Firenze giocherà ancora. Il nuovo Nainggolan è questo, leggetelo (dal sito della Uefa): «Per me un giocatore può sbagliare partita, può sbagliare tante cose, non essere perfetto in una giornata, ma l'importante è sempre dare il massimo. Purtroppo nel calcio si guarda troppo quando uno fa gol e non si vede mai tanto il lavoro sporco di un giocatore che è altrettanto importante». E' lo stesso che senza i gol non poteva andare avanti. La Roma è avanti e vuole andare ancora più lontano. In campionato c'è da recuperare qualche posizione e archiviare la sbornia del post Chelsea. «Adesso pensiamo al campionato, poi torneremo a pensare alla Champions. In Europa c'è un'altra atmosfera, un campionato a sé: alla fine è un percorso corto e quando si sbaglia si paga, però ci si possono togliere tante soddisfazioni e questo è quello che noi dobbiamo provare a fare. Vogliamo arrivare il più lontano possibile. Il girone è difficile, per come siamo messi in questo momento possiamo farcela ma dobbiamo pensare a una partita per volta», sempre Nainggolan.