De Rossi e Buffon, il gesto nobile di due capitani

17/11/2017 alle 14:58.
italy-training-session-and-press-conference-12

IL GIORNALE (T. DAMASCELLI) - Ci sono quelli che scappano. Ci sono quelli che non parlano. Ci sono quelli che non guardano. Ci sono quelli che non si dimettono. E poi ci sono Daniele e Buffon Gianluigi. Roba buona e seria, anche se i cosiddetti social stanno scaricando il loro liquame, scavando nel passato remoto di entrambi, secondo usi e abusi delle canaglie del web.

, dunque, a fine partita ha messo la faccia davanti alle telecamere e davanti ai sodali svedesi, insultati e fischiati dai settantamila ignoranti di San Siro durante l’inno “Du Gamla du fria” (Tu antico, Tu libero). Il capitano della Roma ha lasciato lo spogliatoio azzurro e ha raggiunto gli svedesi che erano già saliti a bordo del pullman. Ha chiesto scusa per quegli insulti e ha augurato una buona avventura mondiale; lo ha fatto e detto a nome di tutti gli altri azzurri e, mi auguro, non per conto dei gentili signori della federazione italiana, di Tavecchio&C che, in contemporanea, nascosti nelle loro auto blu, con analogo colore della faccia se l’erano svignata, in modo cafone e irrispettoso.

Dinanzi alle parole e al comportamento di , erano stupiti gli stessi svedesi e, tra loro, il difensore del Celtic di Glasgow, Mikael Lustig che aveva reagito ai fischi con una frase altrettanto volgare «fottuti cogl.…».  Come , un altro capitano vero, non soltanto per la fascia portata al braccio, è stato Buffon che, durante. la tempesta iniziale di buuh, ha chinato la testa, quasi provando un senso di vergogna e di imbarazzo, poi unendo le mani grandi ad applaudire, così contrastando e contestando il villano comportamento del pubblico.  A volte, più di un gol vincente, più di una parata decisiva, bastano un gesto, poche parole, un segno di rispetto, per ribadire e celebrare una carriera lunga vent’anni.  Nessun proclama, nessuna dichiarazione di repertorio, nessuna ricerca dello spettacolo caritatevole, alla ricerca del consenso ma l'atto doveroso e silenzioso, il comportamento degno di due campioni, in una notte acida, dopo un risultato impossibile da accettare, mentre le facce di bronzo, i cosiddetti, sedicenti, codardi capi, avevano preso il largo nella notte nerissima di Milano.