IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Si ricomincia, dopo la sosta. E pure dopo le lacrime azzurre di Gigi Buffon. E dopo il fair play internazionale di Daniele De Rossi, Capitan Roma. Il campionato riparte con il movimento italiano a pezzi, Gian Piero Ventura a casa, Carlo Tavecchio ancora a via Allegri e Damiano Tommasi sotto il portone della Figc ad urlare lo sdegno popolare. Torna a rimbalzare il pallone ma, come si dice in questi casi, nulla sarà più come prima. Anno zero del calcio, sentenziano. Tutto vero, però? Chissà. Soltanto il tempo, in realtà, ci dirà se la vergogna del Meazza sarà realmente servita a qualcosa. Per ora siamo soltanto all’ipotesi di rivoluzione. In attesa di novità, tutto è come prima. Se non altro, la città di Roma, con il suo derby, offre l’immediata opportunità agli sportivi di tutt’Italia di far pace con il calcio. Una sfida che avrà tra i protagonisti cinque reduci azzurri e, fatalmente, c’è curiosità per verificare se e come avranno assorbito la mazzata svedese.
IL POST SOSTA – Al di là del derby, si riparte con cinque squadre lassù nel giro di cinque punti, e con Roma e Lazio che devono recuperare una partita. Più che gli esiti dell’eliminazione da Russia 2018, però, a preoccupare i tecnici, oggi e domani, è l’impatto che avranno le rispettive squadre dopo quindici giorni di stop. Perché tu sai perfettamente cosa hai lasciato, ma non sai assolutamente cosa troverai. Tu puoi affrontare la sosta che la tua squadra va a mille e ritrovarla, due settimane dopo, che non ce la fa neppure a stare in piedi. E dato che il campionato si gioca sul filo del punticino, sarà determinante l’impatto post Svezia. Ma, se ci ragionate, i guai della Nazionale e l’esonero di Ventura in tutto questo c’entrano davvero poco. O c’entrano di traverso, e forse più a livello filosofico che pratico. Nel senso che negli ultimi giorni si è parlato così tanto di Nazionale che il campionato sembrava addirittura sospeso, finito, cancellato. In realtà, però, agli italiani interessa più la Serie A che l’Italia. E così, vedrete, da oggi pomeriggio alle 18 la vergogna azzurra finirà nell’armadio dei ricordi, non cancellati ma archiviati, e nelle case e nei bar della penisola si tornerà a pensare solo alla corsa scudetto. Un campionato mai così bello da anni (non è questo il ritornello più gettonato?), avrebbe meritato un finale di stagione diverso, molto diverso, da quello che si è materializzato; cioè, con una scampagnata collettiva in Russia, con bandiere tricolori e trombette al seguito, e non con un Senegal-Panama da brividi sul divano. Tutti ormai sanno tutto, ma non tutti hanno ancora capito come comportarsi. Intanto c’è il derby e, credeteci, non è poco.