LAROMA24.IT - Altri tre punti sulla strada che porta all'inseguimento della vetta. La Roma esce vincitrice dall'Olimpico di Torino e rosicchia così 2 punti a Napoli ed Inter. I giallorossi non hanno brillato nella sfida con i granata ma è bastata una punzione vincente di Kolarov a portare a casa la 'vittoria sporca' predetta da Di Francesco alla vigilia.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Nessuna fuga da parte del Napoli e l’Inter ha superato il test di credibilità.Mai pensare a una Juventus dimessa o rassegnata e obbligatorio considerare la Lazio una grande del nostro campionato. La Roma prosegue il suo percorso di crescita. Questa la sintesi di un week end che conferma la competitività al vertice di cinque squadre e la bravura dei loro tecnici. Se Sarri è il portatore sano del calcio spettacolo, Spalletti la certezza fatta allenatore, Allegri il mago del pragmatismo e Inzaghi il nuovo che avanza, anche Di Francesco merita la sua etichetta. Di certo non quella di integralista che gli era stata affibbiata con troppa fretta. Il miglior modo per definirlo l’ha suggerito lui stesso: è l’allenatore dell’equilibrio. Non solo quello tattico, ma nel valutare momenti e situazioni senza inutili alti e bassi, nella serietà degli atteggiamenti e nella gestione del gruppo dove tutti sono coinvolti. Un equilibrio che sta trasmettendo alla squadra sempre più simile a lui e alle sue idee di calcio. Quattro vittorie esterne in campionato senza subire reti (unica nei cinque campionati più importanti d’Europa), migliore difesa del torneo (insieme a Napoli e Inter), secondo posto in Champions League e un piazzamento in classifica che, tenuto conto della gara con la Sampdoria da recuperare, è di tutto rispetto. Non male quindi per uno etichettato come inadeguato. Ancora in attesa di poter contare su tutti gli effettivi, Di Francesco non si preoccupa se l’Italia calcistica mette in poco conto lui e la sua Roma. Ciò che gli importa è che la crescita, la mentalità e il modo di stare in campo della squadra siano,come lo sono, evidenti e convincenti.
GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
Dovesse vincere il recupero con la Samp, la Roma sarebbe lì a ridosso. Finora Di Francesco è stato abile a guidare a fari spenti. E’ un valore aggiunto: per costituzione e vissuto, Eusebio ha personalità d’amianto in una piazza torrida. E soprattutto sa insegnare e comunicare. Ieri smanettando bene il turnover, ha ottenuto dalla sua Roma la disponibilità a soffrire nonostante le energie spese nella battaglia di Londra. E poi ha Dzeko e la mediana più completa della Serie A. Undici vittorie di fila in trasferte di campionato significano personalità. Se Di Francesco non firma per il secondo posto, fa bene.
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI)
Segnare su punizione contro Mihajlovic per un fallo di De Silvestri con il numero 11 sulle spalle è effettivamente da laziale. Ci mancava solo una deviazione in barriera di Yanga-Mbiwa. Miha male. Il gol di Aleksandar 'Alé la Roma' Kolarov arriva da lontano, da molto più dei venti metri e rotti da dove ha tirato e molto più in alto della barriera e delle chiacchiere che ha superato. Kolarov è il trionfo di Lombroso. Oltre che di Monchi e Di Francesco. Il destino ce l'ha scritto in faccia, sembra Clint Eastwood in Gran Torino. Ieri era proprio il suo. Arriva da dopo Roma-Napoli, quando in mezzo a troppe interpretazioni che facevano angolo già con la rassegnazione lui d'emblée scocciato ha precisato: «Non parlate di fuga-Napoli, non meritavamo di perdere. Compattarci? Ma che compattarci! Mica abbiamo perso 7 partite di fila!». No, ne abbiamo vinte undici lontano dall'Olimpico, lontano da dove arriva il gol di Kolarov.
Arriva dalla consapevolezza alla vigilia di Eusebio Di Francesco. È il primo caso di una conferenza stampa che rivista diventa un esercizio per cercare di capire come si fabbrica una profezia [...] La consapevolezza Di Francesco ce l'ha scritta in faccia come Kolarov, negli schemi, nelle parole che dice e in quelle che non dice, nel discorso che ha fatto alla squadra dopo Roma-Napoli, nel modo di porsi e di essere che non prevede fronzoli, consolazioni, alibi e ammiccamenti. Di Francesco qui somiglia sempre di più all'allenatore che volevamo e che pensavamo non avessimo, o che addirittura credevamo avessimo perso. Tra Londra e Torino abbiamo trovato non solo punti e certezze, convinzioni e consapevolezze ma una cosa che se sei romanista è ancora più grande: l'atmosfera [...]
IL TEMPO (G. GIUBILO)
Fedele all’importanza del risultato più che a privilegiare lo spettacolo, la Roma trova preziosi tre punti nella trasferta di Torino. E a decidere è ancora una volta quel Kolarov che qualche imbecille aveva fischiato per il suo passato laziale. La parte più becera del tifo non riesce a far pace col cervello, ma l’esterno sinistro della Roma si cura poco dei fischi e risolve alla sua maniera, con una soluzione balistica inesorabile, Una trasferta complicata come quella dello stadio granata. Di Francesco, anche qui a dispetto dei pregiudizi, dimostra che le sue creature sono in grado di dare spettacolo, ma anche di soffrire e badare al sodo, quando si presenta la necessità. E cosi la Roma, pur senza esaltare, trova una classifica resa più incoraggiante dalla prospettiva di una partita da recuperare, anche grazie al pareggio di sabato tra Napoli e lnter che ha contribuito ad accorciare la graduatoria, restituendo respiro e speranza alle inseguitrici.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Crescono gli avversari del Napoli. L’Inter ha finito gli esami, la Juve si è rimessa a suo modo in riga, la Roma è una squadra non generosa ma ormai completa, la Lazio insiste. La Roma di Torino non ha vinto benissimo, non c’è stato un vero tiro in porta durante tutta la partita, Dzeko non ha visto un pallone, ma è così che vincono gare improbabili le grandi squadre. La Roma si iscrive al club di quelle che comandano per come gestisce le sue trasferte medio-alte, quattro vittorie senza subire un gol. Poi due sconfitte appena l’asticella si alza (Inter e Napoli all’Olimpico). È solida e con meno fantasia, ma Di Francesco la mescola bene, inventa inserimenti dei centrocampisti (Nainggolan, Pellegrini) che partono dalle fasce e finiscono con tagli interni.