IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Salvate il soldato Fazio. Federico Fazio. O meglio, il comandante. Cioè, la guida. A Londra comanderà lui, come nella mezz’ora finale contro il Napoli, come spesso è accaduto anche lo scorso anno e in questo scorcio di campionato. L’altro ieri sera, Di Francesco ha ammesso di non averlo schierato per questioni fisiche, legate alla lunga trasferta con la Seleccion e al fuso orario non smaltito al cento per cento, visto che è tornato a Roma a poche ora dalla sfida con la squadra di Sarri. Senza nulla togliere a Jesus, che ha altre caratteristiche, Federico si sposa meglio con Manolas: perché Kostas è veloce e va sull’uomo, lui gestisce la palla e occupa bene gli spazi. Di Francesco su di lui ha fatto un ottimo lavoro, rendendolo abile anche con i movimenti di un quartetto e non un terzetto. Fazio predilige giocare a tre, perché per come è fisicamente e per come sviluppa il suo calcio, gioca senza troppi vincoli di marcatura, ma a quattro sta funzionando comunque bene.
IN PRINCIPIO ERA SERI – E soprattutto in questa squadra c’è bisogno assoluto di uno come lui, perché il regista, ovvero De Rossi, non è un regista del 4-3-3 difranceschiano e spesso abbassa il baricentro, mentre lui riesce, portando palla, ad alzarlo. Stesso discorso vale per Gonalons, sempre per una questione di attitudini tattiche. Non a caso Monchi, in estate, il primo nome che aveva individuato per questo ruolo è quello di Jean Seri del Nizza. Diciamo che De Rossi stesso funziona meglio se alle spalle ha uno come l’argentino. Contro il Napoli, questo, si è visto solo nell’ultima mezz’ora, quando il comandante ha dovuto sostituire l’infortunato Manolas. De Rossi non ne aveva più, ma la Roma si è alzata: l’occasione con cui ha sfiorato il gol è casuale ma fino a un certo punto. Non è casuale invece l’aumentare del possesso e il pallino del gioco in mano alla Roma in quel frangente, con lui in campo.
BILANCI – Fazio diventa proprio per questo motivo un indispensabile e contro il Chelsea starà a lui prendere in mano il reparto difensivo e consentire a De Rossi di giocare più alto. Senza Manolas poi, dovrà essere ancora più leader di quando il suo fisico e la sua esperienza non racconti. A proposito di esperienza. Lo Stamford Bridge, Fazio lo conosce, per il suo trascorso in Inghilterra. Per lui giocare con il Chelsea è un derby, visto che ha vestito la maglia del Tottenham. Il bilancio contro i blues: prima partita, 3 dicembre 2014, contro i blues di Mourinho, sconfitta tre a zero, reti di Hazard, Drogba e Remy. Seconda, ma al White Hart Lane: vittoria pirotecnica, 5-3 della sua squadra allenata da Pochettino, a segno Kane due volte, Rose, Townsend e Chadli, per il Chelsea Diego Costa, Hazard e Terry. La terza finisce zero a zero il 29 novembre 2015 sul campo del Tottenham. L’ultima, nella coppa di Lega, 1 marzo 2015, 2-0 con gol di Terry e Walker, ma qui Fazio era in panchina: la coppia con Vertonghen si era rotta, al suo posto giocava Dier. Da lì a qualche mese, Fazio si trasferisce a Siviglia, per poi tornare a Londra e per poi cominciare la sua avventura, su imbeccata di Franco Baldini, a Roma. All’inizio, un po’ di diffidenza, anche da parte di Spalletti, che lo aveva definito «un buon cambio», per poi regalargli la maglia da titolare. L’inversione a “U”, Fazio, l’ha meritata sul campo, al di là di quello che si poteva pensare su di lui e dei dubbi legittimi su un calciatore che non giocava con continuità da qualche mese. Ma ora il comandante è tornato a comandare. E anche se la fascia di capitano, dovrà prendere in mano il gioco, aiutando De Rossi dall’incombenza di portare avanti il pallone, ma lasciandolo a ciò che sa fare meglio, tappare le linee di passaggio avversarie e andare a prendere il trequartista che va a inserirsi tra le linee. Ciò che ha sempre fatto nella sua carriera, anche sapientemente, forte di un’età che, inevitabilmente, non può essere più la stessa di un tempo.