A forza di sporcarle, queste vittorie, si rischia di perdere di vista quella ricerca del gioco e del senso estetico che la Roma e Di Francesco s’erano messi in testa di inseguire. L’equilibrio è difficile, Perotti dice che «in passato partite così non le avremmo vinte». Forse vale come un complimento. Ma se a Torino domenica scorsa l’10 aveva un peso specifico notevole, quello con il Crotone sa un filo di passo indietro nell’autostima, se non di gruppo, quantomeno di alcuni elementi. Flash di serata: i soliti due pali (11 in 9 partite), un Kolarov ancora a suo modo decisivo con il rigore conquistato e l’esordio un po’ così di Karsdorp, che in diverse occasioni durante il match si è piegato su se stesso quasi a voler controllare il ginocchio operato. Il resto sono tre punti, la metà di quelli che Di Francesco aveva chiesto tra Crotone e Bologna: «Ma avremmo dovuto far meglio in fase offensiva per chiudere la partita–ha commentato il tecnico giallorosso –. È vero, abbiamo colpito due pali, ma potevamo esser più determinati sotto porta. Le partite non si vincono mica con il budget, ma con la mentalità, a volte anche di misura e in sofferenza. Di sicuro questa Roma sta crescendo sotto il profilo difensivo, siamo il miglior reparto del campionato, il dato è importante. È chiaro che anch’io vorrei soffrire di meno e segnare qualche gol in più. Per diventare grandi, però, bisogna essere cinici. E mi auguro che alla fine anche noi saremo in corsa a giocarci lo scudetto».
(gasport)