
LA REPUBBLICA (S. BENEWITZ / A. FONTANAROSA) - Un corposo risarcimento dai francesi di Vivendi in favore di Mediaset. Quindi un accordo a tre (Vivendi, Mediaset, Telecom Italia) sui contenuti per la tv, gli smartphone, i pc. Queste le coordinate della pace possibile tra il colosso francese dei media Vivendi e la famiglia Berlusconi. Sono le 16:40 del pomeriggio quando il titolo Mediaset, dopo una giornata incolore, balza in positivo di oltre il 5%. II salto a Piazza Affari è l'effetto diretto delle voci sul risarcimento che i francesi di Vivendi sarebbero ormai rassegnati a versare. L'agenzia Bloomberg parla addirittura di un miliardo ( tra contanti e azioni). La Reuters di una prima tranche da 250 milioni (cifra più realistica), da integrare in seconda battuta. Alla fine la Consob - la commissione della Borsa - chiede a Mediaset una presa di posizione. Da Cologno Monzese si limitano a confermare che i legali delle due parti stanno negoziando.
E la trattativa passa anche dai contenuti. Serve una "casa comune" dove trasferire serie tv, film, diritti sportivi, show. Al momento questa casa comune, questa società si chiama Canal Plus Italia e riceverà il via libera del Cda di Telecom entro ottobre. Ha due soli inquilini: Telecom appunto, proprietaria dell'80% del capitale, e la francese Canal Plus (società di Vivendi), con il restante 20. Ma la porta verrà presto aperta a Mediaset, come terzo inquilino, decisivo per il suo possente magazzino di programmi.
La pace tra Mediaset e Vivendi cambierà radicalmente il volto di Canal Plus Italia (sede legale a Roma, capitale iniziale di 100 milioni) che oggi è costruito su misura degli interessi dei francesi. Gli oneri di Canal Plus Italia ricadranno su Telecom Italia (che ha in mano l'80% delle azioni ), mentre il bastone del comando va a Vivendi. Vivendi ha due soli consiglieri di amministrazione su 5. Ma il voto di uno dei due consiglieri di Vivendi determinante per le decisioni chiave. Come l'approvazione del budget e del Piano industriale; la nomina dell'amministratore delegato e del direttore finanziario; gli acquisiti di diritti tv superiori ai 20 milioni di euro; l'avvio di produzioni superiori ai 10. Su questo assetto iniziale di Canal Plus Italia, la Consob indaga perché sospetta una comunicazione non corretta al mercato di informazioni privilegiate, oltre alla violazione dell'articolo 2391 del Codice civile e della «disciplina parti correlate». Ma sono soprattutto i legali di Mediaset (dello studio Erede) a fare presente che servirà una redistribuzione dei poteri, a tutela degli interessi del Biscione. I legali di Mediaset, di Vivendi, della stessa Telecom ragionano anche sulla tecnologia che bisognerà privilegiare per diffondere i contenuti della nuova casa comune, soprattutto se a pagamento.
Una Netflix italiana - che veicoli le serie, i film o il calcio via Internet - si fa preferire perché in grado di dribblare le obiezioni delle nostre autorità di garanzia (AgCom e Antitrust). I due colossi (Vivendi e Mediaset) sono in lite giudiziaria perché i francesi sono venuti meno all'impegno di comprare la pay-tv Mediaset Premium. E perché hanno poi rastrellato azioni della casa madre Mediaset (fino al 29,9% dei diritti di voto) approfittando - questa l'accusa - del calo del titolo che loro stessi avevano innescato. Ora sono in molti a tifare perché la guerra finisca, anche in Borsa. Dove il titolo Mediaset è salito del 10% in due giorni con scambi record pari a un quinto del flottante e al 4,8% del capitale. Tifa per la pace anche Matteo Orfini. In documento per la rivista Left Wing, il presidente del Pd si augura che Vivendi e Mediaset «negozino su basi paritarie la costituzione di una vera media company europea». Nello stesso tempo, Orfini chiede che le reti di Telecom Italia e Open Fiber ( Enel ) confluiscano in una società comune, architrave dello sviluppo digitale del Paese.