Sopravvissuta, quasi miracolata. Sull’orlo del precipizio, a penzoloni nel vuoto, la Roma si è aggrappata ai guantoni del suo portiere, Alisson, protagonista assoluto della notte dell’Olimpico. C’è stata fortuna: gli spagnoli hanno colpito due pali con Saul e il bilancio dei tiri in porta provoca imbarazzo, 13 a uno per gli ospiti. C’è stata un po’ di ingiustizia: sullo 0-0 l’arbitro avrebbe dovuto fischiare un rigore ai giallorossi per netto mani di Vietto. Per la Roma una partita di frontiera e di estrema sofferenza. Punto che vale oro. Se non perdi una gara del genere, molto può diventare possibile, a patto di capire che la Champions, rispetto alla Serie A, è un’altra galassia.
La Roma sta imparando l’alfabeto di Di Francesco, ma ieri sera i giallorossi hanno declinato a malapena un paio di lettere del nuovo verbo. A un passo dalla resa, Eusebio Di Francesco si è levato di dosso in via definitiva l’etichetta di zemaniano. Ha tolto l’attaccante Defrel e inserito il difensore Fazio, è passato dal 4-3-3 tendenza 4-5-1 a un 5-3-1-1 di estrema conservazione. L’allenatore ex zemaniano non deve provare né scandalo né vergogna, legittima la scelta di proteggere lo 0-0. Col 5-3-1-1 la Roma ha respirato, ha ripreso un po’ di colore. Alisson ha continuato a parare l’imparabile e così la Roma l’ha sfangata.
(gasport)