IL TEMPO (T. MAGGI) - Di Francesco respinge le critiche e tira dritto per la sua strada. L’abruzzese alza la voce e difende il suo lavoro alla vigilia della sfida dell’Olimpico contro il Verona, un’altra gara teoricamente a rischio dopo quella di Genova già rinviata. «Il negativismo c’è – dice l’allenatore – lo sento e sarei un ipocrita se dicessi il contrario ma sono una persona positiva e cercherò di ribaltare tutto con i risultati». Il tecnico smonta le polemiche post-Atletico, forte della fiducia incassata da Pallotta, che nella mattinata di ieri è passato a Trigoria con Zecca e ha incontrato Di Francesco e Gandini: caloroso abbraccio al tecnico, nessun incontro con i giocatori che sono arrivati quando il presidente era già andato via: «Pallotta – racconta Eusebio – è venuto a fine gara a fare i complimenti, era arrabbiato per il rigore non dato. È’ stato montato un caso sul nulla. Fa parte di questo mondo, ma avendo vissuto a Roma per tanti anni non mi meraviglio di niente. Siamo a 270 minuti di partite ufficiali e stiamo creando polveroni insensati». Imbeccato sulla questione Dzeko (che aveva espresso dubbi sulla sua posizione in campo dopo l’esordio europeo per poi rettificare le sue parole il giorno dopo) Di Francesco non risparmia una stoccata al centravanti bosniaco dopo averlo già catechizzato in privato: «A volte a caldo si dicono cose che non si dovrebbero dire, non mi sono piaciute ma abbiamo chiarito. Credo che Edin si debba mettere ancora di più a disposizione della squadra. Quando un attaccante lo fa, è tutto più facile: sono convinto che alla lunga tornerà al gol facilmente e avrà le sue occasioni. Il suo sfogo è stato sbagliato, ma è una persona intelligente e ha capito».
Di Francesco si aspetta dei progressi contro il Verona, ma secondo lui la strada intrapresa è quella giusta: «Per 70 minuti con l’Inter qualcosa di buono si è visto. Con l’Atletico abbiamo fatto bene fino agli ultimi 20 metri creando anche delle situazioni di pericolo. Dobbia mo fare progressi nella tenuta mentale e fisica della partita, nella capacità di essere un po’ più bravi a giocare in verticale. Con l’Atletico abbiamo fatto una buona percentuale di possesso palla, ma una bassa percentuale di verticalità. Dobbiamo essere maggiormente incisivi e più bravi ad attaccare l’area avversaria». L’obiettivo, spiega, deve essere quello di applicarsi di più ed evitare quei cali di tensione, fatali nelle ultime partite: «I miei giocatori devono cercare di sforzarsi e provare a fare ciò che chiedo. Ma se pensiamo di poter dominare per 90 minuti di gara, che ci sia di fronte una grande o piccola squadra, è un errore perché è un calcio che non esiste. I momenti di sofferenza ci saranno sempre, la differenza sta nel non prendere gol come invece ci è successo con l’Inter, è lì che deve crescere la squadra. La mancata preparazione tradizionale? Non voglio crearmi alibi. Tutte le grandi squadre fanno le tournée, l’unica a non farla è stata il Napoli. Non spostarti e non avere il fuso orario può dare vantaggi, ma la squadra deve arrivare col tempo a raggiungere i 90 minuti. E’ prematuro fare un’analisi dopo tre partite, vediamo dopo otto o dieci». Di Francesco ne ha per tutti e chiude con l’ultima frecciata, ironica, rivolta a D’Alema. Il tecnico risponde così all’onorevole (tifoso giallorosso) che dopo il match con l’Atletico aveva espresso grossi dubbi sulla competitività della squadra: «Per lui siamo destinati a lottare per la salvezza? Visto che è un grande esperto di vittorie, quando mi servirà gli chiederò consiglio».