IL TEMPO (F. MAGLIARO) - Tre date: la prima, la seduta di ieri, una, quella conclusiva, la terza, una sessione intermedia da tenersi dopo il 16 ottobre. Questo è il nuovo calendario dei lavori della Conferenza di Servizi che, apertasi ieri, sta esaminando la versione 3.0 del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle dopo le modifiche stabilite dalla Raggi e dai 5Stelle in Campidoglio. Il 16 ottobre è il giorno entro cui i proponenti dovranno consegnare le integrazioni documentali richieste dagli uffici pubblici. Due su tutte: il Ministero delle Infrastrutture e la Regione vogliono nuovi studi sul traffico. Com’era prevedibile e previsto, quelli commissionati dal Campidoglio alla Roma (due soli orari, mattina giorno feriale dalle 7.30 alle 8.30 e per una partita infrasettimanale serale 19.30-20.30, ciascuno con tre scenari: Ponte di Traiano o Ponte dei Congressi o nessun ponte) sono stati ritenuti insufficienti.
Quindi, ora il Campidoglio dovrà finalmente tirar fuori i suoi studi sul traffico, quelli sempre citati dai 5Stelle e mai esibiti, che dovranno dimostrare al di là di ogni più che ragionevole dubbio che il Ponte dei Congressi sarà sufficiente a coprire il traffico del quadrante più quello generato dallo stadio. Seconda richiesta documentale da presentare, il piano per la campagna di scavi archeologici preventivi. Che dovrebbe partire il più presto possibile visti i tempi tecnici per realizzare i sondaggi archeologici (svariate settimane) nella speranza che non si trovino, soprattutto nell’area della via del Mare/Ostiense, templi, sepolture, necropoli, mausolei, cosa invece piuttosto frequente lungo le antiche vie consolari. Così come – altro problema sollevato dalla Soprintendenza a chiarire la necessità di chiudere al più presto gli scavi archeologici – è il Tevere e il rischio di ritrovamenti lungo le sponde attuali o, magari, un po’ più internamente in caso di deviazione, durante i secoli, del corso del grande Fiume.
Entrambe queste richieste, dettate da mero buon senso, non erano inattese. Meno attesa è l’esclusione dai lavori della Conferenza del Ponte di Traiano: essendo stato stralciato dalla delibera Raggi sul pubblico interesse, il Ponte non rientra più (per ora) fra le opere da esaminare. Rimane però al tavolo come un convitato di pietra: non è escluso che, anche qualora il Ministero delle Infrastrutture, tenendo conto delle esigenze politiche, dovesse “ammorbidire” la sua posizione sulla inadeguatezza del Ponte dei Congressi e sulla necessità di reintrodurre quello di Traiano, la Regione possa a sua volta fare propria questa necessità e essere lei a reinserirlo come prescrizione della Conferenza di Servizi. Un’eventualità che la Roma non disprezzerebbe: noi vogliamo il Ponte di Traiano ma, se la Conferenza di Servizi dovesse decidere di introdurlo nuovamente, anche in assenza di un allineamento da parte del Campidoglio, dovrà essa stessa indicare le modalità di finanziamento.
Insomma, la sostanza è: va benissimo, la Roma lo costruirà basta che, insieme alla prescrizione di riattivare questa parte del progetto, ci diciate anche come verrà pagato perché non è che potete pensare che noi paghiamo 90 e spicci milioni di euro. Come da previsioni, quindi, si sta assistendo a un gioco di rinterzo: il Campidoglio gradirebbe assai anche il Ponte di Traiano ma non intende né sborsare un euro per pagarlo né rimettere mano alle cubature. La Roma, idem, sì al Ponte ma non paghiamo certo noi. Il Ministero delle Infrastrutture, la Regione, la Città Metropolitana e il Municipio che lo vogliono ma non possono pagarlo. Ponte di Traiano, tutti lo vogliono. A spese degli altri.