IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI - A. MARANI) - «Morgan De Sanctis spione infame». E ancora: «Punti il dito, firmi il verbale… Morgan De Sanctis lurido maiale». Firmato Roma. Due scritte apparse sui muri della città nella notte tra sabato e domenica: immagini delle quali la Digos sta cercando riscontri in attesa di inviare un’informativa a piazzale Clodio. Scritte che la dicono lunga sulle tensioni interne alla Curva Sud, sempre più sgretolata in piccoli gruppi e fazioni che cercano di prenderne il controllo e imporre la linea, approfittando del vuoto di potere. Destinatario delle minacce, l’ex portiere della Roma, poi passato a difendere le reti del Monaco in Francia, e ora voluto da Monchi come team manager a Trigoria.
PREPOTENZE – Il richiamo al match perso con la Fiorentina per 3 a 0 il 19 marzo 2015, è chiaro. Erano gli ottavi di Europa League e i tifosi convocarono sotto la Curva alcuni beniamini: Totti, De Rossi, Iturbe e De Sanctis. Li riempirono di insulti e sputi, volarono bandiere e accendini. Per quell’episodio per molti scattò il daspo e per quattro, prima dell’estate, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per violenza privata. Secondo il pm Eugenio Albamonte, quei tifosi avrebbero obbligato i calciatori ad avvicinarsi alla Sud gridando: «Non uscirete dallo stadio prima di mezzanotte, anzi uscirete quando lo diremo noi… state attenti in discoteca». Di fronte alla Digos, i calciatori avevano minimizzato. Ma De Sanctis raccontò come erano andate le cose: «Abbiamo ricevuto insulti e subìto il lancio di oggetti. Pjanic venne colpito con un accendino. I tifosi ci hanno detto che a fronte dei sacrifici che loro sopportano, per quello che noi guadagniamo, con questi risultati non onoriamo la maglia». Non solo. «All’Olimpico sono stato pesantemente insultato, mi hanno gridato napoletano di merda e mercenario – aggiunse – mi sono sentito intimorito dalla veemenza con la quale i tifosi si sono rivolti a noi». Per gli investigatori, «solo De Sanctis è stato esaustivo nella narrazione». Per Morgan invece non è così.
STUPORE – Il portiere restò a Roma per un altro anno e mezzo e nei suoi confronti non vi furono minacce o intimidazioni, né cori avversi. Per questo le frasi apparse ora sui muri lo avrebbero colto di sorpresa, lui che da Montecarlo è tornato con la famiglia a vivere ai piedi del Gianicolo. Chi lo conosce bene ridimensiona: «Non sono i tifosi della Roma ad avercela con lui, perché al contrario hanno sempre mostrato stima e rispetto, ma poche teste calde». E poi, «alla polizia ha ripetuto quello che hanno detto pure gli altri». Ma chi lo ha preso di mira? Roma è sigla nascente in Curva, legata alla destra estrema, un centinaio di accoliti in tutto, stando a un’altra inchiesta di Albamonte, scattata dopo un assalto a dei turisti svedesi in via Palestro. Come un serpente che cambia pelle, Roma si è formata ereditando le frange più violente dei Padroni di casa, compagine che annoverava la stessa sede di Casapound a Casalbertone. A sua volta criticata dai Militant perché «allo stadio non si erano mai visti prima, sono arrivati per dettare la legge». Condizionare i calciatori e l’ambiente, fino impossessarsi dei business della Curva, l’obiettivo. Avvicinare i giovani, portarli allo stadio e poi in sezione, il diktat nella guerra degli ultrà, combattuta con prove di forza che passano anche dalle scritte su muri.